mercoledì 30 novembre 2011

Vittoria facile col Chievo...

... ma le vittorie pesanti sono quelle di Juventus e Inter. Nei prossimi 15 giorni probabilmente gli impegni ci impediranno di aggiornare il blog con la stessa frequenza di sempre. Faremo il possibile. Prima delle feste di Natale le cose torneranno alla normalità.

venerdì 25 novembre 2011

Umiliati


Snobbati e presi a pallate nonostante una quanto mai inedita e sperimentale formazione del Barca con ben 6 centrocampisti centrali di ruolo (Mascherano, Keita, Busquets, Xavi, Thiago Alcantara, Fabregas). Una volta gli esperimenti si facevano durante le amichevoli con i ragazzini, non in Champions, a San Siro, contro un Milan ipervolenteroso ma assolutamente impotente (si doveva vincere per conquistare il primo posto del girone, non dimentichiamocelo). Invece loro hanno passeggiato, sui nostri cadaveri. Volendo ancora più umiliante di una goleada per il modo in cui ci hanno irriso. Bravi , bravissimi loro, patetici noi, incapaci di impensierirli anche quando ci stendevano il tappeto rosso e ci invitavano ad attaccare la, praticamente inesistente, difesa catalana. Bello, quando inutile, il gol del tamarro crucco-ghanese. Certo che con quegli spazi son bravi tutti. Tranne noi... Pato che fine ha fatto?

domenica 20 novembre 2011

...ma non è così...

Stavo quasi per fare un post parlando dell'eccezionalità della giornata di ieri dove accade l'incredibile:  l'Inter vince con un gol in fuorigioco e al Milan non riesce di vincere, anche per un gol regolare annullato per fuorigioco... quando mi accorgo che il fuorigioco di Seedorf c'è eccome e ancora una volta Sky ha fatto il fermo immagine prima del passaggio... vabbé... poco male i soliti senza vergogna i soliti ascari piangeranno per un anno intero per questo, ma , in fondo, chissenefrega? Lasciamoli rosicare!
L'importante , comunque, è che il vento sta cambiando!

sabato 19 novembre 2011

lunedì 14 novembre 2011

Shopping Milan

Come conseguenza della sua decadenza da ex-grande d'Europa ora il Milan (e non oso immaginare il prossimo futuro), con pochi soldi in tasca, per far quadrare i conti è diventato un club venditore ed ecco dunque i veri big d'Europa che puntano ai pochi giocatori di livello rimastici. Tra tutti, per età, spiacca Thiago Silva, destinato a partire verso il migliore offerente. Spagna o Inghilterra nel suo futuro?




domenica 13 novembre 2011

E ora vattene anche tu


Dal sito del Corriere della Sera.


Cosa spinge un uomo di trentotto anni che ha segnato una doppietta in una finale di Champions League, che ha collezionato record e titoli di capocannoniere, che ha sbalordito l’Europa con reti e magie a giocare al fianco di compagni che hanno 22 anni meno di lui? Milan-Hellas Verona, campionato Primavera. 2-0 il risultato finale a favore dei giovani rossoneri. Coppia d’attacco: Filippo Inzaghi-Comi. “Avevo lavorato bene questa settimana, avevo bisogno di mettere novanta minuti nelle gambe. Dalla gara con il Catania dell’anno scorso (18 settembre 2010, ndr) non giocavo una gara intera. Ho chiesto io di essere impiegato qui perché il ritmo di una partita è diverso da quello di un allenamento”.
Spinto dal desiderio di dimostrare ad Allegri di non essere fisicamente finito, il centravanti cerca di scalare posizioni nella gerarchia degli attaccanti. “Voglio giocare e sentirmi utile. Sto cercando di fare il possibile per tornare in forma: il ginocchio sta bene, ormai l’infortunio è un lontano ricordo”. Ma è consapevole di essere attorniato dallo scetticismo. “Il mio sogno è finire qui la mia carriera e i presupposti ci sono tutti, ma bisogna vedere se c’é ancora bisogno di me. Voglio continuare finché mi sento importante. Non vorrei mi facessero smettere gli altri, voglio prenderla io questa decisione. Poi vedremo cosa succede nei prossimi due mesi perché voglio tornare a sentirmi protagonista”. I rossoneri stanno cercando una punta per il mercato di gennaio (Maxi Lopez è il nome più probabile ma ancheDrogba è sulla lista dei papabili). Inzaghi è inquieto perché teme che il nuovo acquisto possa soffiargli il posto nella lista Champions da presentare a febbraio: ecco perché per la prima volta non esclude una sua partenza dal Milan a gennaio. Questa è la vita che sognava da bambino (ma non il finale, però).
IL MIO COMMENTO: Berlusconi cacciato a calci in culo. Gattuso e Cassano in infermeria, Inzaghi a rosicare. Magic moment!

mercoledì 9 novembre 2011

"La Juventus non c'entrava con Moggi"

Di Stefano Olivari per il Guerin Sportivo.




Dopo la sentenza di Napoli c’è adesso una strana voglia di seppellire Calciopoli, dopo anni in cui ne abbiamo parlato ogni giorno aspettando come una specie di giudizio di Dio gli esiti del processo di primo grado. Luciano Moggi è adesso ufficialmente l’uomo copertina di tanti anni di calcio marcio, l’ha stabilito la giustizia sportiva radiandolo e adesso anche quella penale condannandolo per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (in primo grado: rimangono appello, cassazione, UE, Onu e Gran Mogol delle Giovani Marmotte, come confermeranno gli insigni giuristi che impazzano anche sul forum del Guerino) a cinque anni e quattro mesi per le note vicende. E’ solo un dettaglio che insieme a lui sia stato condannato mezzo calcio italiano, con pene minori: gli ex designatori Bergamo e Pairetto, l’ex vicepresidente Figc Mazzini, i fratelli Della Valle, Lotito, Meani, De Santis, Foti, Racalbuto, eccetera. Proprio oggi, insomma, non aderiamo al linciaggio di un uomo al quale tutti hanno chiesto favori: da politici a giornalisti (e molti si dovrebbero vergognare, non solo quelli citati nelle intercettazioni), passando per i mille addetti ai lavori in cerca di ingaggio. E troviamo qualcosa che sta a metà fra il comico e lo squallido la posizione della Juventus, che si attendeva un’assoluzione o comunque pene lievissime per dare il via al solito circo mediatico, ma che aveva già pronto il piano B. Evidenziato in un comunicato che sembra un testo di Zelig: ”La sentenza afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell’articolo 2049 c.c. Tale decisione, assunta all’esito di un dibattimento approfondito e all’analisi di tutte le prove, stride con la realtà di una giustizia sportiva sommaria dalla quale Juventus è stata l’unica società gravemente colpita e l’unica a dover pagare con due titoli sottratti, dopo aver conseguito le vittorie sul campo, con una retrocessione e con relativi ingenti danni”. La Juventus, chiude la nota, ”Proseguirà nelle sue battaglie legittime per ripristinare la parità di trattamento”. Traduzione in italiano: Moggi scaricato brutalmente anche da Andrea Agnelli, dopo esserlo stato nel 2006 dal ramo Elkann. Non si capisce però la ragione di tanta esultanza, visto che Moggi per 12 anni è stato il massimo dirigente di una Juventus vincente e che la sentenza penale, molto più di quella sportiva, mette in discussione la credibilità non solo di una singola stagione ma proprio di tutta un epoca. E’ quindi una sentenza storica, proprio nel senso che dà una prospettiva storica ai mille episodi e sotto-episodi di cui parliamo da anni. E che non riguardano solo la Juventus, anche a voler limitare il campo al tribunale di Napoli (quindi Fiorentina, Lazio, Milan e Reggina). A meno che un ‘sistema’ sia nato il primo luglio 2004 e morto il 30 giugno 2005, con prima e dopo tutti onesti. Nei prossimi mille articoli analizzeremo le singole posizioni, anche alla luce delle motivazioni che ancora non si sono lette, ma adesso anche a caldo ci sottraiamo al becero tiro a un Moggi i cui metodi disprezzavamo già molto prima del periodo juventino. Non dovendogli niente, nemmeno un biglietto omaggio o un autografo, ce lo possiamo permettere.

Twitter @StefanoOlivari

Armando Picchi, 40 anni dopo Capitano e signore vero


Il 27 maggio 1971 si spegneva a soli 36 anni il giocatore dell'Inter, emblema di un calcio che non c'è più. Sempre pronto a difendere il gruppo, era anche un campione di bontà e generosità. L'anniversario è stato celebrato con un libro e un documentario

di STEFANO SCACCHI per Repubblica MILANO - La finale di Coppa Campioni giocata al pomeriggio perché lo stadio di Lisbona non aveva l'impianto di illuminazione per permettere a Inter e Celtic di scendere in campo la sera. Il minuto di silenzio, nella finale del Prater di Vienna col Real Madrid, osservato al 15' del primo tempo, e non prima del via come adesso, perché allora usava così. Era il calcio di Armando Picchi e della Grande Inter, quando i calciatori erano più uomini che divi. E, a guidarli, c'erano capitani come il grandissimo libero livornese, scomparso 40 anni fa, il 27 maggio 1971 ad appena 36 anni. L'anniversario è stato celebrato con un libro e un documentario: "Armando Picchi, un nome già scritto lassù", scritto da Pierluigi Arcidiacono (Il Melograno), e "Diario di bordo del capitano", realizzato dalla MaGa Production di Roma e recentemente premiato al Festival mondiale del cinema sportivo a Milano.

Tutto parte da Picchi bambino che gioca a calcio con gli amici nel Gabbione di Livorno, quel campo di calcetto artigianale a pochi metri dal mar Tirreno sul quale si sfidavano i bambini tra un bagno e l'altro. Lo stesso campetto dove due decenni dopo Picchi tornerà con i suoi compagni dell'Inter più forte di sempre: Suarez e Burgnich andavano a Livorno d'estate insieme al capitano e venivano catapultati in queste partite infinite e agguerrite. "Che botte prendevamo", ricorda Suarez. "All'inizio Armando diceva sempre che preferiva giocare in porta per non correre troppo, dopo dieci minuti era fuori incitando tutti come se fosse una partita di Coppa Campioni. Non voleva mai perdere", raccontano gli amici del campione livornese (tra questi, il "Bistecca", al quale Picchi annunciò: "La prossima volta l'alzo io", al termine della finale Milan-Benfica del 1963, promessa mantenuta).

Capitano vero, sempre pronto a difendere il gruppo quasi come un sindacalista prima ancora che nascesse l'Aic. Come quando nel settembre 1965, al ritorno dal secondo trionfo in Intercontinentale dopo la battaglia di Buenos Aires con l'Independiente, Helenio Herrera non voleva concedere nemmeno un giorno di riposo alla squadra, in vista del successivo impegno di campionato con l'Atalanta. Un'ingiustizia secondo Picchi che chiamò Angelo Moratti per chiedere almeno 24 ore di riposo per i compagni. Richiesta accettata dal presidente che nutriva una fiducia incondizionata nei confronti del capitano. Un credito meritato, come dimostrerà anche l'analisi di Picchi sul finire della stagione 1966-67. "Herrera ci sta facendo allenare troppo, ci sta spompando", ripeteva il libero notando una certa stanchezza della squadra. Finirà con la sconfitta di Mantova e il ko col Celtic, due mazzate che costarono scudetto e Coppa Campioni in pochi giorni. Chissà che Massimo Moratti non ripensi a quella previsione azzeccata quando deve scegliere se ascoltare più i giocatori o l'allenatore.
Questa lungimiranza permise a Picchi di diventare anche un ottimo allenatore, al punto che a 35 anni Giampiero Boniperti gli affidò la panchina della Juventus. Divertentissima una notazione scritta sul diario personale, a proposito di Haller, ritenuto un ottimo attaccante, ma anche un elemento di disturbo perché rimproverava i compagni durante le partite, diminuendone il rendimento: "Ora basta perché con Haller mi sono rotto le palle. Se invece di essere allenatore fossi un compagno di squadra a quest'ora lo avrei già picchiato più volte". Una concessione sanguigna alla sua livornesità particolare. "Era più elegante di noi livornesi", dicono con un sorriso gli amici.

Ed era un signore di grande bontà: solo dopo la sua morte, i parenti scoprirono le tantissime opere di bene fatte da Picchi senza dire niente a nessuno. Tutte testimoniate dalle lettere di ringraziamento, custodite in un cassetto: un aiuto per trovare un lavoro ai disoccupati, soldi donati a bambini bisognosi di cure all'estero, piccoli gesti di sostegno ai carcerati. Tutto fatto in un meraviglioso silenzio, così diverso rispetto alla solidarietà show di tanti atleti dei giorni nostri. "Perché dire in quaranta parole se ne bastano venti", d'altronde era una frase che ripeteva spesso. La sua semplicità è racchiusa in alcune pagine del suo diario: "I momenti liberi rari sono pochi e non li butto via in sciocchezze. Mi piace studiare le lingue. Non mi piace proprio fare il "tonto", quando sono in giro per il mondo. Per questo mi tengo sempre allenato in francese, inglese, spagnolo o tedesco. Ho sempre fatto tutto con serietà perché senza serietà non si può andare avanti in questo sport che richiede sacrifici e uno spirito di abnegazione non comuni. E' necessaria una cosa sola: fare il proprio dovere". In finale di Coppa Campioni o nel Gabbione in riva al mare di Livorno.


MIO COMMENTO: Armando Picchi, Gaetano Scirea, Franco Baresi.   Tre simboli, tre liberi, tre capitani, tre bandiere, tre simboli di un calcio che fu. I primi due hanno avuto la sfortuna di morire giovani, entrambi a 36 anni, il terzo quella di invecchiare e, in qualche modo, di "corrompersi". Tre grandi del nostro calcio che ha sempre più bisogno di uomini così.

martedì 8 novembre 2011

Milan-Style(2) ?



Per inclinazione personale non amiamo il gossip, ma in questo caso ci serve come spunto per parlare di altro. La notizia, pubblicata ormai tre settimane fa dal quotidiano De Telegraaf, riguardante l’avvenuta rottura tra Urby Emanuelson e la fidanzata storica Vanity – scaricata via telefono e invitata a restarsene in Olanda con i figli della coppia, Nashaira (4 anni) e Jayciël (5 mesi) – è curiosamente passata sotto silenzio. Proprio in Italia, paese in cui i media, sportivi e non, ci aggiornano puntualmente su scappatelle, notti brave e tutto ciò che riguarda la sfera sentimentale dei giocatori di Premier League, Bundesliga e Liga. Eppure questa (pseudo)notizia non è stata ripresa da nessuno, nemmeno in un trafiletto a fondo pagina. Assoluto silenzio. D’accordo, Emanuelson non è Cristiano Ronaldo, né Terry, né Ribery. Ma il punto non è certamente questo. O no?
PS. Per gli scettici:

Milan-Style?



 
La stampa svedese continua a far uscire crudi estratti della biografia di Zlatan Ibrahimovic. L’attaccante del Milan conferma di essere un bel rompiscatole e ne ha un po’ per tutti, dopo aver attaccato duramente Guardiola. “Nella rissa con Onyewu mi sono rotto una costola ma non abbiamo detto niente. Ci siamo quasi ammazzati“, avrebbe scritto lo svedese.
Nello scontro Ibra si sarebbe rotto una costola, infortunio messo a tacere dal club rossonero. La rissa tra i due scoppiò durante una partita di allenamento e dopo uno scontro di gioco piuttosto duro. Per dividere Ibrahimovic e il possente difensore statunitense servì l’intervento di una decina fra giocatori e membri dello staff tecnico del Milan.
Lo svedese confessa anche che l’insulto al guardalinee nella partita con la Fiorentina che gli costò tre giornate di squalifica era veramente rivolto a Nicoletti e non a sé stesso, come scritto nel ricorso presentato dal Milan. “Il club - racconta Ibrahimovic - mi chiese di dire una bugia”.


IL MIO COMMENTO: Chi possiede tv, giornali, radio, siti internet, etc... può far passare sotto silenzio certi episodi che accadono alla propria squadra e invece dare ampio risalto a episodi, magari infinitamente più insignificanti, che accadono negli altri spogliatoi, per destabilizzare gli avversari. Quanto conta la serenità dell'ambiente per vincere? Tanto, tantissimo. Così , anche così, si truccano i campionati.

lunedì 7 novembre 2011

Ma vai a fartela buttare nel culo!

Da Repubblica.

MILANO -  "Se a 38 anni mi viene privato di giocare a calcio impazzisco". Pippo Inzaghi scalpita, nel senso letterale del termine, per tornare a ritagliarsi un ruolo da protagonista nel Milan. Lo ha detto a margine della presentazione del libro 'Superpippo re del gol', il cui ricavato andrà in favore della lotta alla sclerosi multipla. "Adesso sono felice, da due mesi mi alleno con la squadra, sono contento anche di aver dimostrato di stare bene - sottolinea il bomber -. il Milan ha la priorità, io non sarò mai un problema per questa squadra. I tifosi mi fanno venire i brividi. Cerco di andare avanti e spero di essere ancora importante per questa società, secondo me posso ancora fare bene"

"La mia carriera è bellissima, fatta anche di momenti difficili, soprattutto questo infortunio che mi ha privato di un momento d'oro. Ora sono contento di aver fatto qualche minuto nel match con il Catania, cerco di andare avanti, spero di essere ancora importante per questa squadra, posso ancora fare bene. Tentazione di finire carriera altrove? In questo momento sono sereno, sanno che gioco per divertirmi, se mi viene privato di giocare a 38 anni impazzisco. Estero? Non ho pensato a questo, so che il mio procuratore ha avuto qualche abboccamento da squadre. Ho vinto tutto ma per me quando vado a San Siro è sempre un momento magico. Se non sento più questa ebbrezza inizio a pensare, anche se sarebbe un peccato non finire con questa maglia. Al Milan tutti mi vogliono bene quindi èdifficile".

"Ibrahimovic Pallone d'Oro? Dal primo giorno che è arrivato ho avuto un grande rapporto con Zlatan. Quando non ci vediamo ci mandiamo sms. Ieri ad esempio mi ha scritto che sperava facessi gol. Abbiamo una grande intesa, spero che vinca la Champions con noi così vincerà il Pallone d'Oro".

GALLIANI SPONSOR DI SUPERPIPPO - Uno sponsor d'eccezione per Inzaghi è l'ad Adriano Galliani, che si augura che la punta possa tornare decisiva a partire dagli ottavi di Champions League: "So che ci tieni ai gol europei - ha detto l'ad rossonero rivolgendosi al giocatore - l'elenco di Champions lo fa l'allenatore, purtroppo per Pippo (ride, ndr). Allegri deciderà per il bene del Milan. Speriamo che a differenza delle ultime edizioni si possa andare oltre gli ottavi". Galliani, insomma, non sembra intenzionato a lasciare andare via l'attaccante rossonero: "Nel 2007 il Milan ha fatto tre finali. Questo è il vero triplete, la Champions, la supercoppa europea, poi il mondiale. Quell'anno ci furono cinque gol di Pippo in queste tre finali".
Galliani ha anche svelato un retroscena a proposito del passaggio del giocatore dalla Juventus al Milan: "Pippo ha rinunciato a una cifra importante pur di venire al Milan. Sono stati undici anni meravigliosi. Ieri la punta di una scarpa di un portiere ha impedito un altro gol. Il portiere doveva tirare dietro il piede (ride, ndr) ma ci saranno altre occasioni, Pippo si sta impegnando alla morte".

ANTONINI: "ROBINHO PUNTO DI RIFERIMENTO" -  Ha parlato anche Luca Antonini, che ai microfoni di Radio Sportiva ha fatto il punto della situazione tattica della squadra: "Il Catania è venuto a Milano dopo un filotto di risultati importanti. Nei primi minuti ci ha messo in difficoltà, poi è uscito il vero Milan che ha messo la partita in cassaforte. All'inizio non abbiamo fatto bene, è mancato tanto Robinho anche se Cassano ha fatto la differenza. Ma con Robinho abbiamo più punti di riferimento. Ora siamo entrati in condizione, il mister può contare su 22 giocatori di grande livello". Antonini si sofferma su Abate, convocato in azzurro: "Ignazio ha fatto benissimo l'anno scorso, ha dimostrato di meritare la nazionale. Io l'avrei convocato anche prima, forse Prandelli aspettava la piena maturazione. Non è un tappabuchi: Ignazio gioca in un top club titolare, non è certo una convocazione a questo scopo. Leonardo puntò tanto su me e lui, quell'anno siamo migliorati anche grazie a Tassotti che ci ha arretrati. Il merito di averci lanciato è di Leonardo, ma la consacrazione è arrivata con Allegri. Zambrotta si impegna e si mantiene fisicamente, è un campione che anche ieri sembrava un ragazzino: sono contento per lui anche se è un mio diretto concorrente. Qui al Milan c'è un bel gruppo, nessuno se la prende se gioca un altro. Taiwo? Bisogna dargli un pò di tempo per adattarsi al calcio italiano: è giovane e ha notevoli margini"
(07 novembre 2011)





Pronto per il Milan?


domenica 6 novembre 2011

Tristezza e noia

Capisco che , non avendo giocato Juventus, Inter e Napoli alla Domenica Sportiva non abbiano molto da dire, ma parlare di "superMilan" per una partita , ancora una volta , decisa da un rigore concesso a noi e uno negato a loro. La solita storia dei nostri soliti tristi campionati, comunque essi finiscano, dell'ultimo decennio almeno. Tristezza e noia.

giovedì 3 novembre 2011

Vi ricordate di Javi Moreno?





31-10-2004 "Clamorose dichiarazioni dell’ex attaccante milanista Javi Moreno, attualmente in forza al Saragozza; in un’intervista al quotidiano sportivo "AS", il giocatore, alla richiesta di un commento sulle vicende giudiziarie che vedono coinvolta la Juve per le note accuse di frode sportiva, ha avanzato sospetti sulla condotta della società AC Milan, in cui ha militato nella stagione 2001-2002."Non mi stupisce che la Juve sia indagata" ha detto Moreno "la Serie A non è pulita come si pensa. Quando ero al Milan, giravano strane pillole in refettorio, e ho visto con questi occhi più di un giocatore sottoposto a flebo nell’intervallo delle partite". L’attaccante spagnolo ricorda poi un episodio, che, qualora confermato, potrebbe rivelarsi esplosivo: "A gennaio, quando incontrammo l’Udinese, doveva giocare Roque Junior. Questi, però si rifiutò di sottoporsi ad una flebo il venerdì e venne mandato in tribuna, con la minaccia di essere ceduto ad una squadra minore".


articolo già pubblicato da me su Footballart e Rossonerodivergogna e pubblicato orinariamente  , non certo da me, su Datasport.

Un turno di Champions tra alti e bassi per le italiane.



Il Napoli salva l'onore sfiorando quasi un' impresa rocambolesca in quel di Monaco. Il Milan fa pena, come sempre, stavolta anche nel risultato, a , udite udite, Borisov. L'unica a tenere alto il nome dell'Italia è la solita Inter con una prestazione di carattere in cui fa vedere anche una sempre migliore tenuta fisica, nonostante un Milito a tratti, copia di Inzaghi (per il numero e la modalità delle occasioni mangiate) ma che alla fine, a differenza di Inzaghi, segna , insomma non la sua miglior versione. Per il Napoli si prospetta lo spettro dell'eliminazione dall'Europa, per il Milan il rischio di essere preso a pallate a San Siro dal Barcellona , per l'Inter, salvo suicidi, una comoda qualificazione come prima. E' presto per i verdetti, questo vale sia per la coppa che per il campionato. La stagione è appena iniziata. Intanto buone notizie per la nazionale: Cassano , forse, salta gli europei.

martedì 1 novembre 2011

La mia risposta agli àscari presidenziali.

In riferimento al post di Diabolico Milan pubblico la mia risposta data la censura in atto dagli ascari berlusconiani.


“dotati o dopati?”. questo è stato il mio commentino che ha fatto scatenare l’inferno. Eppure ho riporto solo quello che detto in maniera velata Repubblica http://www.repubblica.it/sport/calcio/2011/11/01/news/malati_calcio_italiano-24230523/ o più esplicitamente Il Fatto Quotidiano http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/01/il-sospetto-corre-sul-web-ce-il-doping-dietro-il-malore-di-antonio-cassano/167743/.


ed ecco qui piovere insulti, questi si da frustrati “Ed eccola li la Merda!”, “Troll, vai a fartela buttare nel culo!” (come Inzaghi?), “sciacallo di merda!”, ” povero imbecille frustrato”, “L’idiota l’ho messo in naftalina io.” fino ad arrivare persino alle minacce : “RdV, pezzo di merda, stai attento che prima o poi capiterà che qualcuno ti incontri per strada eh…”.
Tutto perché? perché ho usato la parola doping. Non si può. Ed ecco che gli ascari presidenziali si precipitano a censurare.


“per lui queste son soddisfazioni. ”


certo che sono soddisfazioni sentir parlare finalmente di doping al Milan dopo che sono 10 anni che ne parlo!
tranquilli che alla fine esce tutto a galla.


me ne torno a respirare aria pulita, statemi tutti bene, non eccedete con il travaso di bile (a proposito grande impresa in terra bielorussa!) e con quello di EPO.



Che schifo.

1308 grazie

A tutti quelli che ieri sono passati dal nostro sito. Una pernacchia ai troll che cercano, vanamente, di boicottarci. Rosicate!
clicca sull'immagine per ingrandire

Ma che succede al calcio italiano?


Dai casi di Sla, alla leucemia di Beatrice ai problemi di Gattuso e Cassano. Le inchieste di Guarinello

di GIUSEPPE CALABRESE  per Repubblica.
Ma che succede al calcio italiano?
Ma che succede al calcio italiano? O cosa è successo in questi anni? Domande che girano nella testa di ognuno tutte le volte che un calciatore si ammala. L'ultimo caso è quello di Antonio Cassano, colpito sembra da un ictus e ancora ricoverato in ospedale. Un dramma umano prima (molto prima) che sportivo. Come il problema all'occhio che ha colpito Rino Gattuso. Carriere a rischio, uomini che sembravano invincibili piegati da malattie inspiegabili. Atleti bruciati e non ci sono risposte. Solo domande. Perché? si è chiesta la mamma di Cassano. Perché? si è chiesta molti anni fa la moglie di Bruno Beatrice, morto nel 1987, a 39 anni, per leucemia mieloide. La sua denuncia fa partire l'inchiesta del procuratore Guariniello sulle morti sospette. Indagini, ipotesi, accuse ma non si arriva a niente. Il calcio di quel periodo - siamo agli inizi degli anni Settanta - ha meno conoscenze mediche e meno regole, e quel lungo elenco di morte si porta dietro sempre la stessa domanda: perché? E perché tutti alla Fiorentina. Cosa è successo? la lista è drammatocamente lunga. Nel 2003, a 56 anni, muore Nello Saltutti per un attacco di cuore. L'anno dopo, nel 2004, a 59 anni muore Ugo Ferrante, libero della Fiorentina del secondo scudetto, per un tumore alle tonsille. nello stesso anno muore per un linfoma anche Mario Sforzi, due stagioni nel settore giovanile della società viola. E ancora. Nel 2006 tocca a Giuseppe Longoni, che muore a 56 anni per vasculopatia cronica e lesioni cerebrali.

E nel 2009 muore Massimo Mattolini. Era una bella squadra quella Fiorentina. C'era anche Angelo Lombardo, morto nel 2007 per una sclerosi laterale amiotrofica. E c'erano anche Mimmo Caso, sopravvissuto ad un tumore al fegato e Giancarlo Antognoni, sopravvissuto ad una crisi cardiaca. Tutti nomi finiti nell'inchiesta di Guariniello, che nei suoi faldoni di indagine ha annotato anche i calciatori malati di Sla. Da Segato (il primo a cui fu diagnosticata questa malattia nel 1968 e morto nel 1973) a Signorini (finora i morti sono circa 40), fino a Borgonovo, che qualche anno fa ha deciso di mostrare il suo corpo consumato per scuotere le coscienze delle persone e stimolare la ricerca. Lui, Borgonovo, ha sempre sostenuto che il calcio con la sua malattia non c'entra niente. La chiama "la stronza" e continua a lottare. Accanto a lui la moglie Chantal, meravigliosa, e i suoi figli. Stefano non parla, comunica attraverso un computer che fa funzionare con il battito degli occhi. Poche parole, ma tutte di speranza. La stessa che hanno negli occhi la mamma di Antonio Cassano e sua moglie Carolina. La stessa forza che ha mostrato Rino Gattuso raccontando il suo dramma. Però c'è sempre quella domanda a tormentarci le coscienze. Inquietante. Terribile. Ma che succede al calcio italiano?
(01 novembre 2011)

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails