sabato 23 giugno 2012

Galliani e il procuratore di Inzaghi deferiti.

Da FcInter1908


La chiamano 'Agentopoli'. Si tratta di un'inchiesta che da almeno tre anni i pm di Milano stanno portando avanti su società intestate all'estero e su pagamenti sospetti. L'ipotesi di reato è la creazione di provviste di denaro in nero.
La più seria - come scrive TuttoSport - sarebbe la posizione di Tullio Tinti  (procuratore di Inzaghi, nota di RDV) e della sua agenzia. Legati a questo caso sono arrivati i deferimenti dalla Procura sportiva guidata da Palazzi, che in base agli atti trasmessi dall'Autorità Giudiziaria, ha deferito alla Commissione Disciplinare Nazionale per violazione al Codice di Giustizia Sportiva - come riporta anche il Corriere dello Sport - nove squadre (tra cui Cesena, Udinese, Milan, Palermo, Samp e Roma), otto calciatori e otto agenti. Tra i dirigenti dei club deferiti anche Marotta, la Sensi e Galliani. Il primo e la seconda, ai tempi rispettivamente dirigente Samp e presidente della Roma, sono stati deferiti per i contratti firmati dal calciatore Zamblera. L'ad rossonero invece è stato deferito per il contratto sottoscritto da Simone Calvano
La Figc avrebbe deciso di spazzare via il meccanismo del conferimento a società riferibili agli agenti dei calciatori incarichi di scouting o di mediazione nei trasferimenti. Si tratta di conflitto di interessi - spiega ancora TuttoSport - nel caso in cui ad osservare e/o vendere un giocatore sia anche chi ha la sua procura e mette la firma sui contratti. 

giovedì 21 giugno 2012

IL MIGLIOR DIRIGENTE ITALIANO

Da MilanNight .


Il leccaculismo esasperato, l’ostentata deferenza e l’ossequio dei potenti sono comportamenti incarniti nell’italica natura. Essi però sanno trovare una efficace sublimazione, oserei dire un innalzamento a paradigmi inimagginabili, se applicati all’interno dell’universo AC Milan. E non credo di sbagliare se affermo che i modi zuccherosi dei servi dello Scià di Persia, che al cospetto del loro signore sempre stavano inginocchiati e che mai voltavano le spalle all’eccellentissimo, impallidirebbero e svanirebbero nel nulla se paragonati agli adulatori che popolano Milanello.
Capita così che la mancata cessione di un campione venga logicamente definita come una RAFFORZAMENTO della rosa, e non come un MANTENIMENTO. O che il sistematico ingaggio di parametri zero o i prestiti con formule fantosiose siano definite come strategie di mercato low cost, anzichè come bieche tecniche arraffone di chi ha le pezze al culo. Eppure, la cosa che proprio non risco a spiegarmi è un altra: come è possibile che un dirigente il quale da anni infila vaccate in serie, gestisce la squadra ad minchiam, sperpera denaro in maniera dissennata e non vince quasi niente venga costantemente definito come “IL MIGLIOR DIRIGENTE ITALIANO”? Ho fatto riferimento alla logica Aristotelica, alla numerologia, alla Cabala e alla Filosofia, ho preso in esame la chimica, la biologica, l’astrofisica e la fisica quantistica, eppure nessuna di queste discipline mi è stata d’aiuto per spiegare l’inspiegabile, per capire l’inintellegibile. Da un lato ci sono i cantori delle gesta Gallianesche, divine melodie che narrano di moltiplicazioni di pani e di pesci da Giannino o della divisione delle acque del mar Mediterraneo per raggiungere l’amicone Florentino. Dall’altro lato ci sono i fatti, che dicono ben altro.
Che Galliani, illo tempore, sia stato un buon dirigente sportivo, nessuno lo può mettere in dubbio. Nei primi 15 anni di operato la gestione della società è stata feconda di successi e tante nuove idee rivoluzionare sono state introdotte, sia sul piano tecnico-tattico (rivoluzione sacchiana) sia sul piano gestionale (panchina lunga, turn-over, etc). E’ però legittimo chiedersi se tanta grazia fosse figlia di straordinarie capacità manageriali o, piuttosto, di disponibilità economiche praticamente illimitate. Effettivamente in quegi anni il Milan stava al calcio europeo come oggi City, Chelsea o PSG. I miliardi di B piovevano a grappoli, si spendeva e si spandeva così tanto da riuscire a comprare in unica sessione di mercato pallone e vicepallone d’oro (Papin + Savicevic). Far bene era quindi molto più semplice.
Gli ultimi anni 10 anni, comunque, hanno permesso di dare i giusti contorni alle capacità di Galliani. Infatti, dopo gli ultimi colpi di coda del berlusconismo pallonaro (gli acquisti di Nesta, Rui Costa e Inzaghi), abbiamo potuto scoprire chiaramente tutte le (si fa per dire) virtù del geometra monzese. Per fortuna in questo buco nero del web abbiamo evidenziato e stigmatizzato dozzine di queste vaccate fatte dal nostro caro Galliani e non mi va di ripetere il solito tristissimo elenco. Voglio però concentrarmi su alcuni sue malafatte che proprio mi fanno incazzare:
AMICIZIE E INTRALLAZZI CON POTENTI PROCURATORI
Galliani vanta una serie di intrallazzi straordinari con una lunghissima teoria di agenti: Bronzetti, Raiola, D’Amico, etc. Intavola continuamente trattative con questi loschi figuri che, di fatto, hanno preso il posto e fanno le funzioni del Direttore Sportivo (Braida fa solo viaggi inutili in Brasile). Serve un punta? E Bronzetti ci rifila Oliveira. Serve un terzino sx? E Raiola ci propina l’accoppiata EmanuelsonDidac Vilà. Il risultato di queste “collaborazioni” è che spesso, dopo aver pagato laute provvigioni e commissioni, ci ritroviamo in rosa pippe inguardabili con ingaggi almeno doppi rispetto al loro effettivo valore. Al che, mi sorge spontanea una domanda? Può essere Galliani così fesso? O magari ci sono anche altre motivazioni dietro a tutto questo? Chi mi vieta di pensare che anche Galliani abbia il suo PERSONALE tornaconto economico da queste operazioni? La mia è una pura supposizione suffragata da nessuna prova, ma francamente mi viene più facile credere a questo che a un Galliani talmente tanto allocco da farsi inculare dal primo agente fifa che passa sotto Via Turati 3.
ALLONTAMENTO DI LEONARDO
Leo, partito con un ruolo secondario, scalò le gerarchie societarie fino a diventare, de facto, il numero 3 in società (dietro a B e G). Le sue straordinarie competenze calcistiche unite all’abilità diplomatica e agli agganci in Sudamerica, permisero di portare a casa 2 campioni a bassissimo costo (Kakà e Thiagone), nonchè all’arrivo di Pato. Quegli erano gli anni in cui G spendeva pure più soldi per acquistare fenomeni come Oliveira, Gilardino, Mattioni, Emerson, etc. L’astro nascente Leonardo stava in pratica offuscando il vecchio Galliani che, guarda caso, si affrettò a convincerlo di fare l’allenatore, allontanando così dalla stanza dei bottoni un potenziale concorrente per la poltrona del comando.
IRRICONOSCENZA VERSO MALDINI
Galliani è l’unico dirigente che parla continuamente di riconoscenza. Riconoscenza verso Berlusconi, riconoscenza verso Fininvest, riconoscenza verso i senatori. Eppure, neppure una goccia di tutta questa riconoscenza che gli riempie il cuore è stata versata per Paolo Maldini, storico capitano, recordman di tutti i record possibili al Milan. Per carità, certe uscite e certe richieste di Paolino sono state fuori luogo. Tuttavia non aver organizzato uno straccio di partita di addio per lo storico numero 3, non aver stigmatizzato l’assurda contestazione dei tifosi alla sua ultima partita, averlo allontanato totalmente dall’universo Milan sono comportamenti assolutamente ingiustificabili. Questo signore ancora rimpiange gli addi di Dida e Van Bommel, eppure non prova lo stesso sentimento per Maldini. Anche in questo caso, probabilmente, ha prevalso il timore che il carisma e e il peso di Maldini potesse ostacolare la sua dittatura manageriale.
Credo sia ormai sufficientemente chiaro per noi rivoluzionari dell’universo AC Milan che Galliani sia il male più grandel Milan, anche più di Berlusconi. Con il fatturato del Milan, senza chiedere un € alla proprietà, dirigenti molto più competenti di Galliani (penso a Lo Monaco o a Leonardi o a Sabatini) saprebbero costruire una squadra più forte e competitiva. Il divino Adriano è sempre lì, con l’etichetta inspiegabile, di miglior dirigente d’italia. Inspiegabile perchè, alla fine della fiera, lui non solo non è il migliore, ma non è neppure un dirigente degno di tal nome.
Gianni

IL MIO COMMENTO. Il miglior dirigente della storia del calcio , non solo italiano, è stato Luciano Moggi. Solo lui è riuscito nell'impresa di mandare la Juve in serie B. Vecchio Cuore Granata.

martedì 12 giugno 2012

Luca Serafini: "Il Milan si è dimesso da grande club. Ora Berlusconi parli"

da Tuttomercatoweb.


Luca Serafini ci dice la sua sulla cessione che sembra sempre più imminente di Thiago Silva e il suo punto di vista riguardo le strategie societarie.
Luca Serafini, possiamo rassegnarci: Thiago Silva al Paris Saint-Germain?
“Dai toni che sento, dai canali ufficiali la direzione è quella. Sento un clima rassegnato da persone molto vicine alla Socieà o addirittura dentro la Società”.
Nonostante si sapesse da tempo delle richieste per il brasiliano questo sembra un fulmine a ciel sereno
“Il mercato è in mano a sceicchi, petrolieri russi, magnati oppure gli spagnoli che hanno fatto campagne acquisti con le agevolazioni fiscali e i prestiti delle banche. Nessuno può sapere, né Galliani né Thiago Silva, cosa sarebbe potuto succedere perché da un momento all’altro arriva l’emiro, il vincitore della lotteria, Paperon de’ Paperoni o qualcun altro con i soldi. Quindi non ci si può stupire più di niente. Quello di cui stupirsi, semmai, è come mai il Milan, che è una società fortissima con un presidente solido, se non è in grado di fare una campagna acquisti importanti almeno non sia capace di fare una campagna cessioni importanti, ovvero trattenere i campioni. Sta dimostrando di non essere in grado di fare né una né l’altra cosa”. 
Da qualche anno già il Milan sta cedendo i propri gioielli
“Dalla partenza di Shevchenko, che aveva chiesto lui di andar via, siamo passati a cedere Kakà, Pirlo e Thiago Silva. E questi ultimi tre non hanno certo chiesto di andar via, ma sono stati fatti andar via. Insomma, è cambiata la filosofia della Società che ha le sue colpe non facendo chiarezza. Fedele Confalonieri sulla vicenda Kakà disse che la comunicazione sulla vicenda riguardante il brasiliano era stata sbagliata, non era stata fatta chiarezza e i tifosi si sono arrabbiati”.
Credi che la Società debba prendere una posizione ufficiale per fare chiarezza con i tifosi?
“Quando chiedo che Berlusconi parli lo faccio perché ritengo necessario che lui spieghi dopo 26 anni di presidenza il perché cominci a dar via Shevchenko, Kakà, Pirlo e adesso Thiago Silva, tra l’altro quest’ultimo in un’estate in cui se ne sono andati 6 senatori. La gente è ovvio che sia sconcertata, perché non si capisce dove si vuole andare. Si parla di tagli e basta, mai lavorare su qualcosa che funzioni. Perché se vuoi restare competitivo devi rinforzare le cose in cui sei forte”.
Qual è lo scenario che ti aspetti?
“A riguardo ho fatto una frase: il Milan si è dimesso da grande club. Faccio un esempio: quando un campione arriva a una certa età e vede che uno più giovane lo batte inizi ad arrenderti, così come quando arriva uno più ricco di te e ti porta i giocatori. Il problema è che i giocatori in questione sono i migliori nel loro ruolo e per bene che ti vada puoi sostituire un numero uno con un numero 2. Siccome non è questo il caso questo diventa ulteriormente preoccupante e la frase “offerta irrinunciabile” non mi sta bene con una proprietà come quella di Berlusconi. Capisco trattative impossibili dalle cifre assurde, come Fabregas a 45 milioni. Ma di cedere giocatori come Thiago Silva no. Si riparte semmai da lui, ma non si tocca. Poi è chiaro che anche i tifosi che si vedono arrivare, con tutto il rispetto, Mesbah e dopo qualche mese salutano Thiago Silva abbiano il diritto di incazzarsi. Poi, hai già perso Nesta e vendi Thiago Silva? Incredibile. Per non parlare del fatto che hai perso altri campioni, come Seedorf che puoi criticarlo quanto vuoi ma è sempre un grande giocatore e non puoi rimpiazzarlo con Traoré. Sono cose queste che dovrebbe spiegare non Galliani, ma Berlusconi”.
L’ipotesi degli emiri potenziali acquirenti del Milan?
“Pista non percorribile. Gli emiri sono ricchi ma mica scemi. Loro comprano gli stadi, loro comprano i giocatori. Non entrano in Società con un altro, ma lo fanno per investire. Il Milan di proprietà ha solo Milanello e non dimentichiamo che ha 60 milioni di disavanzo che vengono regolarmente coperti da Fininvest. Quindi, perché gli emiri dovrebbero entrare in una società che è in perdita?”.
Pensi che arriverà almeno qualche nome a risollevare l’umore della piazza?
“Secondo me si resta sulla scia dei Nocerino, degli Emanuelson. Giocatori low cost o a parametro zero che se ci va bene ci portano al secondo posto, mentre la Champions League ce la possiamo scordare nei secoli dei secoli”.
Pessimista, quindi
“È la realtà dei fatti. E non sono critico tanto per quello che stanno facendo ma per quello che non stanno dicendo. C’è mancanza di comunicazione, di strategie, di obiettivi. E il bello è che quest’anno ho sentito dire: “la rosa è come quella del Barcellona”. Ma stiamo scherzando?”.


IL MIO COMMENTO: Luca Serafini è sempre stato organico alla società. Se persino lui dice queste cose significa proprio che il re è nudo.

Ancora risate dal cabaret Critica



Sicuro che i procuratori sono tutti a seguire le cazzate che scrive lui. Peccato che di visite ne riceve pochine in realtà come potete vedere qui sotto.




sabato 2 giugno 2012

Sentite un po' ...


Non amo gli umori e le idee di Guido Rossi, detesto le scorie lasciate nel nostro sport dalla sua insana idea di fare figli e figliastri con quello Scudetto 2006 al merito che non aveva fondamento e che avrebbe potuto risparmiarsi, respingo come una corona d'aglio le parole e i metodi con cui voleva spazzare via il Milan dal calcio in barba ad ogni ragionevole dubbio. Non sono impazzito, la storia resta al suo posto. Ma a Guido Rossi devo dare atto, da milanista e da italiano, di due cose. La prima: l'impegno con cui si battè presso l'Uefa per l'accettazione in Champions League del Milan dopo la sentenza della Corte Federale (meno 30 e meno 8) alla fine del Luglio 2006. La seconda: la gestione dell'Italia pre-Mondiale 2006. Su alcuni azzurri e sui criteri con cui potevano rimanere azzurri il professore era stato duro, quasi autolesionista, forse anche spietato. Ma dopo aver fissato linee e principi, la nostra Nazionale si è compattata, ha vissuto nella chiarezza e ha potuto pensare solo al pallone, al calcio e al Mondiale. Quella estate, Guido Rossi riuscì a cohibentare la squadra azzurra, a porre le condizioni politiche perché la squadra tramutasse in propellente utile per il Mondiale la rabbia per gli attacchi ricevuti alla propria onorabilità e a quella del calcio italiano. Quest'anno, invece, purtroppo, non è accaduta la stessa cosa. Anzi. L'attuale dirigenza del nostro calcio gioca in contropiede, ma all'incontrario, subendolo e non imponendolo. Spiazzata dall'intervista di Gigi Buffon a Sky in cui il capitano dell'Italia parla dei due feriti e del morto per ragioni di Conte e di Juve (perché mai parlare di Club, se sei nel ritiro dell'Italia?), disorientata dai pesi diversi fra loro e dalle misure diverse fra loro di Criscito e Bonucci, la Federcalcio non commissariale del 2012 sembra aver abdicato lasciando l'agenda nelle mani dei media e delle conferenze di giornata. Una soluzione? Nulla contro Bonucci, mancherebbe altro, avrà tempo e modo di chiarire. Ma alle porte di un grande evento come l'Europeo e sotto gli occhi di una istituzione come l'Uefa, facciamolo noi il beau geste. Andiamo in 22 in Polonia e Ucraina. Andiamo da uomini punto primo e autoregolamentiamoci da sportivi veri punto secondo. Navigare a vista, come stiamo facendo, significa mandare in campo una squadra con la testa altrove, esposta ad un prevedibile danno d'immagine e alla beffa di un risultato negativo su un palcoscenico così importante.
"No, non facciamo niente col Milan". La frase, arriva fresca fresca da Parigi. Ce l'aspettavamo. Del resto ormai il giorno delicato, martedì 29 Maggio, è passato. Il giorno dopo l'assalto più duro, mercoledì 30 Maggio, il presidente Berlusconi ha chiamato via Turati e ha dettato la linea: lo teniamo, resistiamo, ripartiamo da Thiago Silva e Ibra, facciamo davvero l'impossibile per difendere i nostri campioni dall'assedio. Ecco perché i boatos mediatici del fine settimana, provenienti proprio da Parigi, fanno sensazione ma non fanno male. Per un Club la cui proprietà vive la crisi economica come tutti ed è reduce da una multa di più di 500 milioni di euro, per un Club che ha perso 136 milioni di euro negli ultimi due esercizi di bilancio, resistere a offerte faraoniche per i propri campioni, soprattutto per uno, è una grandissima impresa. Se per qualcuno è normale, si sbaglia. Campioni come Eto'o, Thiago Silva e Ibra sono impossibili da sostituire. C'è chi li tiene e chi no. Ma entrambe le scelte sono faticose e laboriose, in un clima macro-economico sempre più duro.
Andrea Dossena è un professionista sul campo e un grande milanista fuori dal campo. Fra le lacrime rossonere della notte di Istanbul del 2005, c'erano anche le sue. Questo non deve interferire sul mercato, ma ha la sua importanza. Sono due i Club che hanno preso informazioni su Dossena, la Roma e il Milan. Il laterale che ha tanta voglia di correre ha ancora due anni di contratto e il Napoli lo ha pagato 8 milioni più bonus per prelevarlo dal Liverpool. Con i chiari di luna economici che vive anche la proprietà del Napoli, non è l'alta estate il periodo migliore per spuntare un buon prezzo sullo stesso Dossena. Ci vorrà calma e ci vorrà tempo, ma, certamente, Roma e Milan non lo perderanno di vista. Ad Agosto inoltrato, si vedrà.
Non è durato molto lo Scudetto della Juventus. L'invasione di campo del 6 Maggio a Trieste, la traversata di Torino del 13 Maggio dopo l'ultima giornata con l'Atalanta, e poi solo delusioni. Tante e ravvicinate: la promozione del Toro granata, l'addio di Del Piero, la sconfitta di Roma con il Napoli, l'avviso di garanzia per Conte e Bonucci, le frasi non brillantissime di Buffon. Su alcune di queste questioni, con l'ombrello sempre aperto della famosa richiesta di risarcimento danni, alza la voce il presidente Agnelli. Ma sulle altre bisogna fare buon viso a cattiva sorte e abbozzare. Capita, anche dopo uno Scudetto meritato e atteso da 9 lunghissimi, interminabili, anni.

venerdì 1 giugno 2012

"Hai già vinto la classifica dei non marcatori"




E se avessero continuata a farla (chissà perché hanno smesso...) avresti stravinto ogni anno...

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