venerdì 31 ottobre 2014

50 anni di van Basten, Sacchi alla Gazzetta: “Non lo avrei cambiato con nessuno, gio­ca­va con la squa­dra e per la squa­dra



Da Milannews

Anche Arrigo Sacchi, che lo allenato per diversi anni al Milan, ha fatto gli auguri a Marco van Basten per i suoi 50 anni attraverso la Gazzetta dello Sport: “In­tan­to, au­gu­ri a un gran­dis­si­mo gio­ca­to­re e un gran­de in­ten­di­to­re di cal­cio. Chie­si a lui di Snei­j­der e Rob­ben per il Real. Mi fa­ce­va ar­rab­bia­re. Gli di­ce­vo che era me­teo­ro­pa­ti­co, mi chie­se che cosa vo­le­va dire. Ma non lo avrei cam­bia­to con nes­su­no. Al­cu­ni anni fa per i 20 anni dell’era Ber­lu­sco­ni mi disse: ‘Ora ho ca­pi­to quan­ti pro­ble­mi ho crea­to’. E io: ‘Se ti può con­so­la­re, me ne hai ri­sol­ti tanti’. Aveva un ca­rat­te­re biz­zar­ro ma un gran­de ta­len­to. Gio­ca­va con la squa­dra e per la squa­dra, caso raro nei ta­len­ti. All’ini­zio pen­sa­va aves­si­mo l’anel­lo al naso: se aveva male a un dente an­da­va in Olan­da. Gli dissi: ‘Noi era­va­mo cam­pio­ni del mondo quan­do voi an­co­ra era­va­te sott’acqua’. Sa­reb­be un gran­dis­si­mo al­le­na­to­re: in pan­chi­na fa il cal­cio più si­mi­le al mio. La fa­mo­sa frase ‘o Van Ba­sten o io’ non l’ho mai detta. Sono an­da­to via perché lo stress mi uc­ci­de­va e non vo­le­vo la­sciar­ci la pelle. Il primo anno Marco disse qual­co­sa di cri­ti­co sui di me e sui gior­na­li uscì ‘Van Ba­sten con­tro Sac­chi’. La set­ti­ma­na dopo gio­ca­va­mo a Ce­se­na. Non dissi nulla e lo man­dai in pan­chi­na: ‘Visto che sai molto di cal­cio, vieni in pan­chi­na con me’”.

lunedì 27 ottobre 2014

Il club più titolato al mondo.

Da Milan Night.

Chiariamolo subito, per correttezza. Il Milan ha smentito di avere chiesto di inserire le wildcard per la Champions league. Però le parole attribuite al dirigente Gandini hanno fatto il giro d’Europa. E hanno suscitato molti commenti. Nella maggior parte di indignazione. Nessuna richiesta ufficiale, quindi, ma un’idea che ai più è sembrata una furbata.
Pochi giorni fa il prestigioso sito calcistico internazionale www.goal.com ha dedicato alle frasi attribuite a Gandini un lungo articolo firmato Miles Chambers. Un pezzo che, al di là della circostanza, testimonia quale sia ormai l’immagine della società rossonera riportata dalla stampa europea. A leggere le critiche agli acquisti a parametro zero, ai mercati low cost, agli inserimenti in rosa di giocatori over 30 pare di consultare il Night, non certo un sito di rilevanza internazionale.
Un articolo, quello di “Goal” certamente non scritto dai perfidi redattori o dagli opinionisti di Milan Night. Non composto dai tastieristi del venerdì, dai giornalisti prezzolati dai burattinai che tirano le fila del complotto demo-pluto-giudaico-mediatico e non suggerito da comunisti, alfaniani o amici di Fitto.
Un pezzo che fa male, ma che proprio per questo va letto per capire che occorre cambiare registro, proprio come su questo spazio (peraltro sempre più affollato) si va dicendo da anni.
Un pezzo che andrebbe letto soprattutto da chi passa il tempo a fabbricare alibi e a rafforzare le barricate del bunker, senza capire che se ci son nemici quelli sono dentro, e non certo fuori.
Riportiamo l’articolo segnalando il link originale
e riportando il testo originale con una successiva traduzione
AC Milan’s plea for a Champions League wildcard shows how desperate they have become. Umberto Gandini has opened up the Rossoneri to even more ridicule by suggesting that “more important” clubs deserve to automatically qualify for Europe’s top tournament
By Miles Chambers
When it comes to traditional footballing superpowers, very few clubs can match AC Milan.
With seven European Cups, 18 Serie A titles and a glorious history packed full of legendary players and coaches, the Rossoneri have for decades been feared and respected by opponents.
The purchase of the club by billionaire media tycoon and future Italian prime minister Silvio Berlusconi in 1986 took Milan to even greater heights as they formed arguably the best club side ever in the late eighties and early nineties. This golden age, funded by Berlusconi and led by the shrewd management of Adriano Galliani, Ariedo Braida and others, resulted in regular silverware for the best part of two decades.
Success on the pitch was augmented off it by Milan’s positive public image. This was a club that always placed great emphasis on dignity and class, the ‘Milan family’ as Galliani calls it – promoting coaches from within and treating ex-players and opponents with respect. It was a setup their own fans took great pride in, and one rival supporters envied – despite the many non-footballing scrapes Berlusconi found himself in.
Sadly, this is no longer the case.
Milan are a flickering shadow of their former self in every possible way. Woeful decisions at boardroom level by the same men who masterminded the club’s success have, in recent times, led to disastrous sporting and financial results, an unrecognisable squad, three coaches in six months, and further PR own goals through the treatment of club legends Paolo Maldini and Clarence Seedorf.
In the transfer market, they have become reliant on free transfers and scraping the bottom of the bargain bucket by signing ageing rejects such as Fernando Torres and Michael Essien.
Absent from European football for the first time since 1998-99 after finishing an embarrassing eighth last season, they once again opened themselves up to ridicule at the weekend. Milan organising director and vice chairman of the European Club Association, Umberto Gandini, pleaded with Uefa to give historical clubs such as themselves wildcard entry into the Champions League.
“I think we have to look at ways of improving the Champions League,” Gandini commented. “I would like to see opportunities for wildcards or different routes for clubs who have the ability, the prestige or the size to compete in the Champions League.
“Every season you have a fantastic run by underdogs who, say, get to the quarter-finals. This is good for football. But, on the other hand there are more and more important clubs – important because of history and size – that miss out.”
The suggestion is insulting.
Atletico Madrid reached the final last season having not played a game in the tournament since 2009 but, under Gandini’s dream scenario, they might not have earned that chance.
Nottingham Forest have won the European Cup more times than Atletico, Chelsea, Roma and Arsenal put together, but how ludicrous would it be to give a token entry to a club now playing in England’s second tier?
Have Milan fallen so far and are they so desperate that they are now prepared to return to the elite by any means necessary?
Gandini’s comments are elitist and have no place in football. It is true that wildcards are handed out in tennis and golf, but in doing so these sports use a tour ranking system based on tallied tournament performance.
There’s no such system in football that is ever applied for competition qualification – the Fifa ranking is for seeding purposes only – and even if it was used here Milan have reached just one Champions League quarter-final since their last success in 2007. They likely wouldn’t even qualify as wildcards.
Thankfully, this desperate pitch has not turned heads at Uefa, who for all the criticism they regularly receive have followed up last week’s welcome Champions League seeding change by shooting down Gandini’s idea.
“There is no chance that a wildcard will be applied in the context of European competitions,” the general director of European football’s governing body, Gianni Infantino, said on Friday.
“It will never happen. The European Cup is not an affair of play-offs and wildcards, but of competitive and sporting merit.”
Gandini’s remarks are particularly a shame because new Milan coach Filippo Inzaghi appears to have the Rossoneri going in the right direction this season. With 11 points from their first six games, they are fifth in Serie A and just three points off the Champions League places. But if they are to return to club football’s greatest tournament, then it must be on merit.
Milan fans might not be accustomed to being Champions League spectators, but even their most loyal followers will agree that Gandini’s bleating is delusional.
Sadly, it is just the latest example that some members of the Milan board are completely out of touch with reality, and it raises more questions over whether these seasoned directors can turn around the fortunes of one of football’s great clubs.
DI SEGUITO LA TRADUZIONE
Quando si parla di superpotenze calcistiche tradizionali, sono veramente pochissimi i club che possono essere accostati all’ AC Milan. Con sette Coppe dei Campioni, 18 scudetti e una storia gloriosa piena di giocatori e allenatori leggendari, i Rossoneri sono stati temuti e rispettati dagli avversari da decenni.
L’acquisto del club da parte del miliardario magnate dei media, e futuro primo ministro italiano, Silvio Berlusconi nel 1986 ha portato il Milan a vette ancora più alte, in quanto i Rossoneri erano di fatto la più grande squadra a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta. Questo periodo d’oro, finanziato da Berlusconi e guidato dalla gestione oculata di Adriano Galliani, Ariedo Braida e altri, ha portato a vincere regolarmente per due decenni.
Il successo in campo è stato aumentato anche fuori da un’immagine pubblica positiva del Club, che ha sempre posto grande enfasi sulla dignità e la classe, la “famiglia Milan” come la chiama Galliani,  promuovendo allenatori dall’interno e trattando ex-giocatori e avversari con rispetto. Un sistema che ha reso i tifosi orgogliosi, e invidiato dagli avversari, nonostante il ruolo extra calcistico del presidente Berlusconi.
Oggi, tristemente, non è più così.
Il Milan di oggi è l’ombra di quello che è stato sotto ogni aspetto possibile. Decisioni scellerate a livello di dirigenza sono state prese dagli stessi uomini che hanno architettato il successo del club e hanno, negli ultimi tempi, portato a risultati sportivi e finanziari disastrosi, una squadra irriconoscibile, tre allenatori in sei mesi, e in aggiunta a tutto ciò, autentici autogoal se pensiamo al trattamento riservato a leggende del Club come Paolo Maldini e Clarence Seedorf.
In chiave mercato ci si affida a trasferimenti gratuiti e si raschia il fondo del barile ingaggiando giocatori scartati e avanti con gli anni, come Fernando Torres e Michael Essien.
Assente dal calcio europeo, per la prima volta dal 1998-99 dopo aver terminato con un imbarazzante ottavo posto la scorsa stagione, i Rossoneri hanno ancora una volta sfiorato il ridicolo durante l’ultimo fine settimana. Il dirigente Umberto Gandini avrebbe supplicato l’Uefa per concedere ai club storici – come il Milan appunto – le wildcards per accedere direttamente Champions League.
“Penso che dobbiamo pensare come migliorare la Champions League. Mi piacerebbe che ci fosse l’opportunità di wildcards o altre strade per le società che hanno l’abilità, il prestigio o il blasone per competere in Champions League” ha commentato Gandini. “Ogni stagione c’è il percorso fantastico di un club rivelazione che arriva però, diciamo, fino ai quarti di finale. Questo fa bene al calcio. D’altra parte però ci sono club importanti – importanti per storia e per blasone – che restano fuori”.
Il suggerimento è offensivo.
L’Atletico Madrid ha raggiunto la finale nell’ultima stagione senza aver giocato una partita di Champions League dal 2009; secondo Gandini dunque non avrebbe meritato questa possibilità.
Il Nottingham Forest ha vinto la Coppa dei Campioni più volte di Atletico, Chelsea, Roma e Arsenal messi insieme; quanto sarebbe ridicolo dare una wildcard a un club che ora gioca in seconda divisione inglese?
Il Milan è caduto così in basso ed è così disperato da essere pronto a tornare nell’elite del calcio con ogni mezzo necessario?
I commenti di Gandini sono elitari e non hanno posto nel calcio. E’ vero che le wildcards sono rilasciate nel tennis e golf, ma nel farlo questi sport utilizzano un sistema di classificazione basato sul ranking delle prestazioni in quei tornei.
Non esiste nel calcio un sistema simile applicato per le qualificazioni – il ranking FIFA serve solo per la distribuzione (nelle varie fasce, NdR) – ma anche se cui fosse, il Milan ha raggiunto i quarti di finale una sola volta dalla loro vittoria nel 2007. Pertanto non sarebbero qualificati nemmeno come wildcard.
Fortunatamente questo tentativo disperato non ha sortito alcun effetto durante l’ultimo meeting dell’UEFA, durante il quale i membri non hanno cambiato idea e hanno respinto l’idea di Gandini.
“Non c’è possibilità che una wildcard verrà utilizzata per una competizione europea” ha detto venerdì il direttore generale UEFA, Gianni Infantino. “Non succederà mai. La Coppa Europea non è questione di play-offs o wildcards, ma competività e meriti sportivi”
Le osservazioni di Gandini stonano ancora di più perché il nuovo allenatore del Milan Filippo Inzaghi sembra aver imboccato la giusta direzione in questa stagione. Con 11 punti nelle prime sei partite, sono quinti in campionato e a soli tre punti dalla zona Champions. Ma è soltanto in base al merito che il club può tornare nel più importante torneo calcistico.
I Tifosi del Milan potrebbero non essere abituati ad essere spettatori di Champions League, ma anche i loro seguaci più fedeli saranno d’accordo che la richiesta di Gandini è delirante.
Purtroppo è solo l’ultimo esempio del fatto che alcuni membri del consiglio del Milan hanno completamente perso il contatto con la realtà, e solleva più domande sul se questi esperti dirigenti possano far girare le sorti di uno dei grandi club del calcio


domenica 26 ottobre 2014

Interessantissimo articolo

Interessantissima intervista quella concessa da Montella alla Gazzetta dello Sport,
Per due motivi.
Il primo: finalmente qualcuno che dice che superpippa era una pippa
Il secondo, molto più importante: come i giornalisti manipolano la realtà, anche con una domanda: "Perché Seedorf ha fallito e Inzaghi funziona?"
Inzaghi funziona?
Ma soprattutto Seedorf ha fallito?
A contare i punti si direbbe il contrario...

mercoledì 8 ottobre 2014

Paolo Maldini boccia senza metti termini il Milan di Inzaghi e spegne le velleità rossonere: "Questa squadra non è costruita per vincere".

Da Goal.com

La storia non si dimentica e, soprattutto, non si cancella. Nonostante dopo il suo addio al calcio giocatoPaolo Maldini sia rimasto ai margini del pallone, l'ex capitano del Milan non può infatti fare a meno di soffermarsi sull'attuale momento del Diavolo. Fatto di luci e ombre.
Dopo l'ottimo inizio gli uomini di Inzaghi hanno faticato parecchio, rialzando la testa solo sabato scorso contro il Chievo. E senza brillare. "Quella rossonera resta una storia fantastica anche senza un ulteriore epilogo. La contestazione della Curva nel gioro dell'addio? Sono contento di quanto successe. In quel modo ho preso le distanze da un tipo di mondo a cui non ho mai sentito di appartenere", ammette Maldini alla 'Gazzetta dello Sport'.
Quindi l'ex capitano del Diavolo si sofferma sul Milan di oggi: "Sono cambiate tante cose. Questo Milan è un gruppo nuovo con un allenatore nuovo. La realtà è che non sanno ancora quale può essere il vero obiettivo, però credo possano entrare nella lotta Champions. Senza soldi la gestione è complicata. Ma la campagna acquisti dice che il club ha programmato poco. Occorre mettere a fuoco l’obiettivo. Se è vincere, allora non è stato fatto abbastanza. Questa non è una squadra costruita per vincere".

Maldini non si fa un cruccio per non essere rientrato nel giro, anzi: "No, sono tranquillissimo. Ci sono stati dei contatti, poi non ho più sentito nessuno. Se mi chiamassero, ne parlerei volentieri, ma non sono io che cerco loro. E non è scritto da nessuna parte che debba lavorare al Milan. Se capiterà, bene, altrimenti va bene lo stesso. Per adesso non c’è nulla che mi faccia tornare sui miei passi".
Solo complimenti, invece, per l'amico Inzaghi: "Se è arrivato dov’è, significa che è bravo. La gavetta non è indispensabile, io ho avuto diversi compagni che erano già potenziali allenatori. Lui era uno di quelli che pensavo ce l’avrebbe fatta. A me la panchina non è mai interessata".
Infine Maldini promuove Conte e boccia Tavecchio: "Antonio è pieno di energie, ha idee, è il migliore c.t. possibile. L'elezione di Tavecchio invece dimostra che nostro calcio non si rinnova. Perché alla fine anche il calcio è politica".
La chiosa è dedicata ad un altro ex rossonero, Balotelli: "La sua vita è nelle sue mani. Ma non è detto che il percorso di crescita si completi... ".

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