giovedì 21 giugno 2012

IL MIGLIOR DIRIGENTE ITALIANO

Da MilanNight .


Il leccaculismo esasperato, l’ostentata deferenza e l’ossequio dei potenti sono comportamenti incarniti nell’italica natura. Essi però sanno trovare una efficace sublimazione, oserei dire un innalzamento a paradigmi inimagginabili, se applicati all’interno dell’universo AC Milan. E non credo di sbagliare se affermo che i modi zuccherosi dei servi dello Scià di Persia, che al cospetto del loro signore sempre stavano inginocchiati e che mai voltavano le spalle all’eccellentissimo, impallidirebbero e svanirebbero nel nulla se paragonati agli adulatori che popolano Milanello.
Capita così che la mancata cessione di un campione venga logicamente definita come una RAFFORZAMENTO della rosa, e non come un MANTENIMENTO. O che il sistematico ingaggio di parametri zero o i prestiti con formule fantosiose siano definite come strategie di mercato low cost, anzichè come bieche tecniche arraffone di chi ha le pezze al culo. Eppure, la cosa che proprio non risco a spiegarmi è un altra: come è possibile che un dirigente il quale da anni infila vaccate in serie, gestisce la squadra ad minchiam, sperpera denaro in maniera dissennata e non vince quasi niente venga costantemente definito come “IL MIGLIOR DIRIGENTE ITALIANO”? Ho fatto riferimento alla logica Aristotelica, alla numerologia, alla Cabala e alla Filosofia, ho preso in esame la chimica, la biologica, l’astrofisica e la fisica quantistica, eppure nessuna di queste discipline mi è stata d’aiuto per spiegare l’inspiegabile, per capire l’inintellegibile. Da un lato ci sono i cantori delle gesta Gallianesche, divine melodie che narrano di moltiplicazioni di pani e di pesci da Giannino o della divisione delle acque del mar Mediterraneo per raggiungere l’amicone Florentino. Dall’altro lato ci sono i fatti, che dicono ben altro.
Che Galliani, illo tempore, sia stato un buon dirigente sportivo, nessuno lo può mettere in dubbio. Nei primi 15 anni di operato la gestione della società è stata feconda di successi e tante nuove idee rivoluzionare sono state introdotte, sia sul piano tecnico-tattico (rivoluzione sacchiana) sia sul piano gestionale (panchina lunga, turn-over, etc). E’ però legittimo chiedersi se tanta grazia fosse figlia di straordinarie capacità manageriali o, piuttosto, di disponibilità economiche praticamente illimitate. Effettivamente in quegi anni il Milan stava al calcio europeo come oggi City, Chelsea o PSG. I miliardi di B piovevano a grappoli, si spendeva e si spandeva così tanto da riuscire a comprare in unica sessione di mercato pallone e vicepallone d’oro (Papin + Savicevic). Far bene era quindi molto più semplice.
Gli ultimi anni 10 anni, comunque, hanno permesso di dare i giusti contorni alle capacità di Galliani. Infatti, dopo gli ultimi colpi di coda del berlusconismo pallonaro (gli acquisti di Nesta, Rui Costa e Inzaghi), abbiamo potuto scoprire chiaramente tutte le (si fa per dire) virtù del geometra monzese. Per fortuna in questo buco nero del web abbiamo evidenziato e stigmatizzato dozzine di queste vaccate fatte dal nostro caro Galliani e non mi va di ripetere il solito tristissimo elenco. Voglio però concentrarmi su alcuni sue malafatte che proprio mi fanno incazzare:
AMICIZIE E INTRALLAZZI CON POTENTI PROCURATORI
Galliani vanta una serie di intrallazzi straordinari con una lunghissima teoria di agenti: Bronzetti, Raiola, D’Amico, etc. Intavola continuamente trattative con questi loschi figuri che, di fatto, hanno preso il posto e fanno le funzioni del Direttore Sportivo (Braida fa solo viaggi inutili in Brasile). Serve un punta? E Bronzetti ci rifila Oliveira. Serve un terzino sx? E Raiola ci propina l’accoppiata EmanuelsonDidac Vilà. Il risultato di queste “collaborazioni” è che spesso, dopo aver pagato laute provvigioni e commissioni, ci ritroviamo in rosa pippe inguardabili con ingaggi almeno doppi rispetto al loro effettivo valore. Al che, mi sorge spontanea una domanda? Può essere Galliani così fesso? O magari ci sono anche altre motivazioni dietro a tutto questo? Chi mi vieta di pensare che anche Galliani abbia il suo PERSONALE tornaconto economico da queste operazioni? La mia è una pura supposizione suffragata da nessuna prova, ma francamente mi viene più facile credere a questo che a un Galliani talmente tanto allocco da farsi inculare dal primo agente fifa che passa sotto Via Turati 3.
ALLONTAMENTO DI LEONARDO
Leo, partito con un ruolo secondario, scalò le gerarchie societarie fino a diventare, de facto, il numero 3 in società (dietro a B e G). Le sue straordinarie competenze calcistiche unite all’abilità diplomatica e agli agganci in Sudamerica, permisero di portare a casa 2 campioni a bassissimo costo (Kakà e Thiagone), nonchè all’arrivo di Pato. Quegli erano gli anni in cui G spendeva pure più soldi per acquistare fenomeni come Oliveira, Gilardino, Mattioni, Emerson, etc. L’astro nascente Leonardo stava in pratica offuscando il vecchio Galliani che, guarda caso, si affrettò a convincerlo di fare l’allenatore, allontanando così dalla stanza dei bottoni un potenziale concorrente per la poltrona del comando.
IRRICONOSCENZA VERSO MALDINI
Galliani è l’unico dirigente che parla continuamente di riconoscenza. Riconoscenza verso Berlusconi, riconoscenza verso Fininvest, riconoscenza verso i senatori. Eppure, neppure una goccia di tutta questa riconoscenza che gli riempie il cuore è stata versata per Paolo Maldini, storico capitano, recordman di tutti i record possibili al Milan. Per carità, certe uscite e certe richieste di Paolino sono state fuori luogo. Tuttavia non aver organizzato uno straccio di partita di addio per lo storico numero 3, non aver stigmatizzato l’assurda contestazione dei tifosi alla sua ultima partita, averlo allontanato totalmente dall’universo Milan sono comportamenti assolutamente ingiustificabili. Questo signore ancora rimpiange gli addi di Dida e Van Bommel, eppure non prova lo stesso sentimento per Maldini. Anche in questo caso, probabilmente, ha prevalso il timore che il carisma e e il peso di Maldini potesse ostacolare la sua dittatura manageriale.
Credo sia ormai sufficientemente chiaro per noi rivoluzionari dell’universo AC Milan che Galliani sia il male più grandel Milan, anche più di Berlusconi. Con il fatturato del Milan, senza chiedere un € alla proprietà, dirigenti molto più competenti di Galliani (penso a Lo Monaco o a Leonardi o a Sabatini) saprebbero costruire una squadra più forte e competitiva. Il divino Adriano è sempre lì, con l’etichetta inspiegabile, di miglior dirigente d’italia. Inspiegabile perchè, alla fine della fiera, lui non solo non è il migliore, ma non è neppure un dirigente degno di tal nome.
Gianni

IL MIO COMMENTO. Il miglior dirigente della storia del calcio , non solo italiano, è stato Luciano Moggi. Solo lui è riuscito nell'impresa di mandare la Juve in serie B. Vecchio Cuore Granata.

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts with Thumbnails