giovedì 11 agosto 2011

Il Povero Attore E La Lite Temeraria – Atto Primo

Da Fabbrica Inter.


L’avvocato Elena Nittoli analizza frase per frase, delirio per delirio, la conferenza stampa di ieri del presidente ovino Andrea Agnelli. Oggi pubblichiamo la prima parte.

Life’s but a walking shadow, a poor player,
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.
Ma la vita è un’ombra che cammina, un povero attore
che incede tronfio e pettoruto, agitandosi durante la sua ora sul palcoscenico.
E poi non si ode più nulla. E’ una favola
raccontata da un idiota, piena di rumore e furore,
che non significa nulla.

***
Dalla conferenza stampa della società Juventus del 10 agosto 2011:
‘Il sistema che nel 2006 ha lapidato la Juventus in piazza oggi si scopre garantista ed incompetente.’

Il significato dell’assunto sopra riportato riveste una valenza mediatica ridondante di rumori, furori e vuota di contenuti, i cui destinatari recettivi possono essere solo persone che ignorano il diritto. O ignoranti e basta. A tacer, ovviamente, degli uomini di malafede.
Punto primo: l’incompetenza del consiglio federale, Agnelli, nasceva proprio dall’erroneità procedurale con cui tale organo era stato indebitamente investito da lei e da un compiacente procuratore federale (sul cui stato soggettivo di buona fede applichiamo, in ogni caso, il principio di favore in dubio pro reo o anche la presunzione civilistica di cui all’art. 1147 del codice civile: a scelta).
Nei giorni di insana follia para-giuridica da poco trascorsi, avevamo spiegato, di volta in volta, quali fossero i passaggi -chiave attraverso cui discernere il vero dal falso mediatico, per decodificare secondo legge quanto stava convulsamente accadendo.
Secondo legge. Non secondo chiacchiere. Né secondo facoltà premonitrici di cui ancora non godiamo.
Prima ancora della riunione del 18 luglio avevamo, perciò, già individuato quali ne sarebbero stati i necessitati ed ineludibili esiti decisionali, semplicemente attenendoci al diritto (questo sconosciuto) e non alla sfera di cristallo.
Con buona pace di tutte le erroneità di un’informazione servile e strumentalmente volta ad un fine che non includeva di certo il rispetto delle regole. Quelle dell’ordinamento giuridico intendo, non le sue, Agnelli.
Nessuna improvvisa scoperta di incompetenza, dunque, del consiglio federale, ma solo l’imprescindibile presa d’atto, da parte del sistema istituzionale, che strumenti ad hoc per accontentare eventuali astrusità ad usum Agnelli non esistevano e non esistono tuttora.
La qual cosa, peraltro, è stata rilevata persino con sommo rammarico da taluni membri del consiglio, in primis dal presidente federale: pensi, dunque, se costoro avessero potuto sostenere il contrario, come lo avrebbero fatto volentieri. Mediti su questo, prima di intraprendere altre azioni legali …
Ancora: nessuna lapidazione in piazza della Juventus v’è stata nel 2006, Agnelli, perché la sua società ha goduto della garanzia di un contraddittorio e dell’esperimento di tutti i gradi di giudizio del processo sportivo.
Con l’assistenza legale di un difensore che, per primo, aveva da subito proposto (e con che premura!) l’ipotesi di un patteggiamento alle condizioni che oggi ella equipara alla lapidazione, ma che, allora, riuscirono ad evitare alla sua società di finire nel baratro della serie C, o peggio ancora.
Non lo ricorda più?
E, sempre perché, oggi, ella pare piuttosto debole di memoria, le rammento che siffatte condizioni favorevoli vennero concordate sulla base di un previo riconoscimento di colpevolezza, implicante una dichiarazione di dissociazione dall’operato dei vertici societari prontamente scaricati all’epoca (la premiata ditta Moggi & C.), gli stessi per i quali invece, ora, ella si profonde in pubbliche manifestazioni di stima.
Le voglio precisare, a riguardo, che i meccanismi di resipiscenza in virtù dei quali la legge prevede e consente benefici premiali in favore del reo non possono essere applicati e poi negati, a convenienza del condannato: perché è parimenti prevista la possibilità di una revoca di quegli stessi benefici.
E’ il caso, ad esempio, della sospensione condizionale della pena, che viene concessa sulla base di una prognosi favorevole di futura astensione dalla commissione di reati, ma che, in caso di successivo mancato riscontro in tal senso, viene automaticamente revocata, con conseguente esecuzione della pena prima sospesa.
Perché questa è la ratio sottesa a siffatte concessioni.
Sono incline ad ipotizzare che il principio di massima, con una sana dose di pragmatismo processuale, potrebbe trovare applicazione anche alla evidente resipiscenza di comodo della società Juventus.
Che ne dice?
Quanto alla storia della lapidazione in piazza, le ricordo che la gogna mediatica senza contraddittorio è semmai quella che è stata inflitta all’Inter, attraverso il ricorso ad accuse vili e strumentali, formulate a carico di chi -si sapeva- da esse non si sarebbe mai potuto difendere, cioè del suo defunto Presidente: in un sol colpo, si è così riusciti ad inchiodare al muro una persona altrimenti inattaccabile, ma oggi mortis causa indifendibile e, al tempo stesso, la società di cui era esponente, atteso che il vero titolare di ogni eventuale azione non è più in condizione di esercitarne alcuna (altro che rinuncia alla prescrizione suggerita a Moratti …).
Questa, chiamasi lapidazione, Agnelli.
Capito?
Non entro –per ora- nel merito della schizofrenica miriade di azioni che ella ha promesso di intentare, perché tale elencazione innanzitutto evidenzia, già di per sé, l’intento parossistico di sparare nel mucchio con la speranza di centrare, prima o poi, almeno un bersaglio.
Mi riserverò pertanto di esprimermi su ciascuna di esse, di volta in volta, quando ella me ne darà occasione in concreto, va bene?
Peraltro, conoscendo la giustizia ed in particolare quella italiana, non ho dubbi che prima o poi ella possa anche riuscire a trovare un giudice sensibile alle sue risibili ragioni.
Le probabilità, intentando tante più azioni legali, risultano tanto più elevate: è matematica questa e si chiama ‘relazione direttamente proporzionale’. Mica è diritto.
Ed un tale giochetto, di certo, le viene assicurato dalla sussistenza di notevoli mezzi economici, non di ragioni giuridiche.
Occhio, però, Agnelli, che a forza di farlo questo giochetto (che giuridicamente parlando corrisponde al nome di ‘atto emulativo’ e cioè ‘atto compiuto al solo scopo di nuocere o recare molestia ad altri’) si corre anche il rischio di pagarne poi il prezzo.
Perché esiste anche un concetto di temerarietà della lite intentata con mala fede o colpa grave, implicante non previsioni meramente descrittive, bensì concrete conseguenze di tipo sanzionatorio per la parte soccombente nel giudizio: e cioè, il risarcimento del danno alla parte avversa (tale meccanismo è previsto dalla lettera dell’art. 96 del codice di procedura civile, ma trattasi di principio generale di diritto, come tale applicabile, quindi, anche alla massa confusa ed indistinta di azioni da lei minacciate).
Questo, sempre in quel mondo sconosciuto chiamato ordinamento giuridico. E non nel suo onirico regno.
Se lo faccia spiegare dai suoi avvocati.
Tradotto: significa che a tirar troppo la corda anche in tribunale -dai e dai- può succedere, alle volte, che la corda poi si spezzi.
Certo, una tale ipotesi, presupporrebbe sempre un’attivazione da parte dell’Inter e di Moratti sul contrapposto fronte, anziché una generosa, muta, passiva sopportazione di stile come quella di cui ella ha sin qui goduto.
Ma questa è altra faccenda, per la quale rinvio al prossimo atto della nostra interminabile commedia …
Avv. ELENA NITTOLI

SULLO STESSO ARGOMENTO ANCHE "SE PAROLISI AVESSE MILIONI DI TIFOSI".

IL MIO COMMENTO: Ti chiedo scusa Lapo. Ti ho giudicato male. Lo scemo di famiglia è tuo cugino Andrea.

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