mercoledì 9 novembre 2011

"La Juventus non c'entrava con Moggi"

Di Stefano Olivari per il Guerin Sportivo.




Dopo la sentenza di Napoli c’è adesso una strana voglia di seppellire Calciopoli, dopo anni in cui ne abbiamo parlato ogni giorno aspettando come una specie di giudizio di Dio gli esiti del processo di primo grado. Luciano Moggi è adesso ufficialmente l’uomo copertina di tanti anni di calcio marcio, l’ha stabilito la giustizia sportiva radiandolo e adesso anche quella penale condannandolo per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (in primo grado: rimangono appello, cassazione, UE, Onu e Gran Mogol delle Giovani Marmotte, come confermeranno gli insigni giuristi che impazzano anche sul forum del Guerino) a cinque anni e quattro mesi per le note vicende. E’ solo un dettaglio che insieme a lui sia stato condannato mezzo calcio italiano, con pene minori: gli ex designatori Bergamo e Pairetto, l’ex vicepresidente Figc Mazzini, i fratelli Della Valle, Lotito, Meani, De Santis, Foti, Racalbuto, eccetera. Proprio oggi, insomma, non aderiamo al linciaggio di un uomo al quale tutti hanno chiesto favori: da politici a giornalisti (e molti si dovrebbero vergognare, non solo quelli citati nelle intercettazioni), passando per i mille addetti ai lavori in cerca di ingaggio. E troviamo qualcosa che sta a metà fra il comico e lo squallido la posizione della Juventus, che si attendeva un’assoluzione o comunque pene lievissime per dare il via al solito circo mediatico, ma che aveva già pronto il piano B. Evidenziato in un comunicato che sembra un testo di Zelig: ”La sentenza afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell’articolo 2049 c.c. Tale decisione, assunta all’esito di un dibattimento approfondito e all’analisi di tutte le prove, stride con la realtà di una giustizia sportiva sommaria dalla quale Juventus è stata l’unica società gravemente colpita e l’unica a dover pagare con due titoli sottratti, dopo aver conseguito le vittorie sul campo, con una retrocessione e con relativi ingenti danni”. La Juventus, chiude la nota, ”Proseguirà nelle sue battaglie legittime per ripristinare la parità di trattamento”. Traduzione in italiano: Moggi scaricato brutalmente anche da Andrea Agnelli, dopo esserlo stato nel 2006 dal ramo Elkann. Non si capisce però la ragione di tanta esultanza, visto che Moggi per 12 anni è stato il massimo dirigente di una Juventus vincente e che la sentenza penale, molto più di quella sportiva, mette in discussione la credibilità non solo di una singola stagione ma proprio di tutta un epoca. E’ quindi una sentenza storica, proprio nel senso che dà una prospettiva storica ai mille episodi e sotto-episodi di cui parliamo da anni. E che non riguardano solo la Juventus, anche a voler limitare il campo al tribunale di Napoli (quindi Fiorentina, Lazio, Milan e Reggina). A meno che un ‘sistema’ sia nato il primo luglio 2004 e morto il 30 giugno 2005, con prima e dopo tutti onesti. Nei prossimi mille articoli analizzeremo le singole posizioni, anche alla luce delle motivazioni che ancora non si sono lette, ma adesso anche a caldo ci sottraiamo al becero tiro a un Moggi i cui metodi disprezzavamo già molto prima del periodo juventino. Non dovendogli niente, nemmeno un biglietto omaggio o un autografo, ce lo possiamo permettere.

Twitter @StefanoOlivari

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