Dai casi di Sla, alla leucemia di Beatrice ai problemi di Gattuso e Cassano. Le inchieste di Guarinello
di GIUSEPPE CALABRESE per Repubblica.
Ma che succede al calcio italiano? O cosa è successo in questi anni? Domande che girano nella testa di ognuno tutte le volte che un calciatore si ammala. L'ultimo caso è quello di Antonio Cassano, colpito sembra da un ictus e ancora ricoverato in ospedale. Un dramma umano prima (molto prima) che sportivo. Come il problema all'occhio che ha colpito Rino Gattuso. Carriere a rischio, uomini che sembravano invincibili piegati da malattie inspiegabili. Atleti bruciati e non ci sono risposte. Solo domande. Perché? si è chiesta la mamma di Cassano. Perché? si è chiesta molti anni fa la moglie di Bruno Beatrice, morto nel 1987, a 39 anni, per leucemia mieloide. La sua denuncia fa partire l'inchiesta del procuratore Guariniello sulle morti sospette. Indagini, ipotesi, accuse ma non si arriva a niente. Il calcio di quel periodo - siamo agli inizi degli anni Settanta - ha meno conoscenze mediche e meno regole, e quel lungo elenco di morte si porta dietro sempre la stessa domanda: perché? E perché tutti alla Fiorentina. Cosa è successo? la lista è drammatocamente lunga. Nel 2003, a 56 anni, muore Nello Saltutti per un attacco di cuore. L'anno dopo, nel 2004, a 59 anni muore Ugo Ferrante, libero della Fiorentina del secondo scudetto, per un tumore alle tonsille. nello stesso anno muore per un linfoma anche Mario Sforzi, due stagioni nel settore giovanile della società viola. E ancora. Nel 2006 tocca a Giuseppe Longoni, che muore a 56 anni per vasculopatia cronica e lesioni cerebrali.
E nel 2009 muore Massimo Mattolini. Era una bella squadra quella Fiorentina. C'era anche Angelo Lombardo, morto nel 2007 per una sclerosi laterale amiotrofica. E c'erano anche Mimmo Caso, sopravvissuto ad un tumore al fegato e Giancarlo Antognoni, sopravvissuto ad una crisi cardiaca. Tutti nomi finiti nell'inchiesta di Guariniello, che nei suoi faldoni di indagine ha annotato anche i calciatori malati di Sla. Da Segato (il primo a cui fu diagnosticata questa malattia nel 1968 e morto nel 1973) a Signorini (finora i morti sono circa 40), fino a Borgonovo, che qualche anno fa ha deciso di mostrare il suo corpo consumato per scuotere le coscienze delle persone e stimolare la ricerca. Lui, Borgonovo, ha sempre sostenuto che il calcio con la sua malattia non c'entra niente. La chiama "la stronza" e continua a lottare. Accanto a lui la moglie Chantal, meravigliosa, e i suoi figli. Stefano non parla, comunica attraverso un computer che fa funzionare con il battito degli occhi. Poche parole, ma tutte di speranza. La stessa che hanno negli occhi la mamma di
Antonio Cassano e sua moglie Carolina. La stessa forza che ha mostrato
Rino Gattuso raccontando il suo dramma.
Però c'è sempre quella domanda a tormentarci le coscienze. Inquietante. Terribile. Ma che succede al calcio italiano?
(01 novembre 2011)
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