Corruzione, Paolo Maldini
rinviato a giudizio
L'ex giocatore del Milan e della Nazionale sarà processato dal 21 giugno anche per accesso abusivo a sistema informatico. Secondo l'accusa avrebbe dato soldi a un funzionario dell'Agenzia delle Entrate
MILANO - Paolo Maldini, è stato rinviato a giudizio con le accuse di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico. Lo ha deciso il gup di Milano, Luigi Varanelli. L'ex calciatore del Milan e della Nazionale, secondo l'accusa, avrebbe dato soldi a un funzionario dell'Agenzia delle Entrate per aggirare i controlli fiscali, affidandosi a lui anche per una verifica illecita relativa ad un'operazione immobiliare che voleva portare a termine in Toscana.
Maldini era presente al palazzo di giustizia di Milano, quando il gup ha letto la sua ordinanza, contemporaneamente a Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio e del Milan. Il processo si aprirà il prossimo 21 giugno davanti alla decima sezione penale del Tribunale di Milano. Maldini è stato rinviato a giudizio assieme ad altre 12 persone. Nell'udienza preliminare, che si è conclusa oggi, erano imputate in totale 39 persone, tra dipendenti dell'Agenzia delle entrate e commercialisti, i quali avrebbero aiutato decine di imprenditori e titolari di società ad aggirare i controlli fiscali o ad ottenere trattamenti più favorevoli. Alcuni imputati hanno scelto il patteggiamento, altri il rito abbreviato definito davanti al giudice, altri quello ordinario, come Maldini.
L'ex terzino del Milan, secondo le indagini coordinate dal pm Paola Pirotta, si sarebbe rivolto al funzionario dell'Agenzia delle entrate Luciano Bressi, finito in carcere nell'inchiesta, per 'aggirare' controlli fiscali. Bressi aveva raggiunto un accordo con la Procura per patteggiare la pena, restituendo circa un milione di euro all'Agenzia delle Entrate. Stando alle indagini, fino al 23 giugno 2009 Maldini avrebbe corrotto Bressi offrendogli non solo "l'onorario per lo studio (circa 40 mila euro annui)", ma anche la "procura speciale" della società costituita con la moglie, la Velvet Sas, "da cui scaturivano ingenti corrispettivi 'in nero' (somma non inferiore a 185 mila euro)". Inoltre, tramite Bressi, avrebbe acquisito "dati riservati" all'anagrafe tributaria sul conto di Alessandro P.B., che faceva parte di una società nella quale l'ex calciatore sarebbe voluto entrare per un affare immobiliare. Maldini, assistito dall'avvocato Danilo Buongiorno, si è sempre difeso sostenendo che sarebbe stato lo stesso Bressi a sottrarre soldi dalle casse della società Velvet.
Fonte: Repubblica.it
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