lunedì 25 ottobre 2010

Milan 2010: parliamo del bilancio


“Il nostro stimatissimo economista Giorgio Granieri ha analizzato per noi e per voi, il bilancio del Milan apparso on line recentemente. Ed ha redatto un rapporto di ciò che ha potuto costatare all’interno dello stesso. Eccovi dunque quel che ne consegue.”

Il bilancio: mitologico mostro a tre teste

Di recente è stato pubblicato il bilancio dell’AC Milan s.p.a. – o meglio, del “Gruppo Milan” – relativo all’esercizio 2009. Nelle prime pagine si sprecano buoni propositi, spiegazioni, immagini trionfali e dichiarazioni in pompa magna, tutta roba “inutile”, ma al contempo indispensabile in un bilancio di una società per azioni, un bilancio che probabilmente leggeranno e visioneranno decine di azionisti (che amano leggere minchiate!).
Una cosa, però, salta all’occhio anche ad una rapida lettura: si parla di un’adesione al consolidato fiscale, ovvero ad un sistema che permette alle imprese appartenenti ad un determinato gruppo, con controllanti e controllate, partecipanti e partecipate, e che abbiano un “bilancio consolidato” (cioè un “documento unico”, nel quale si calcola un unico reddito finale come fosse una somma algebrica di quelli conseguiti da capogruppo e società controllate, siano essi utili o perdite) di sfruttare il loro essere un’unica cosa per calcolare un solo imponibile (totale dei ricavi più o meno le rettifiche di circostanza, sul quale si calcolano, in soldoni, le TASSE. Da qui consolidato “FISCALE”).
E direte voi: «che minchia ce ne può fregare?» Giustamente! Ma, per ora, tenetelo a mente… ;)
Dunque, passiamo alle (come amo chiamarle io) cose serie: i NUMERI.
Punto primo: lo stato patrimoniale.
Cos’è? È, in termini semplici, una tavola che raccoglie tutte le proprietà e i crediti, da una parte, il patrimonio netto (capitale investito in principio, più o meno utili/perdite e riserve) e i debiti, dall’altra e infine le altre poste rettificative, che siano attive o passive (risconti, ratei, accantonamenti, proventi/oneri finanziari, ecc. ecc.).
E che ci dice? Ci dice che:
-          Le immobilizzazioni sono salite a 187,78 milioni, da 145,27. In particolare, le immobilizzazioni materiali e finanziarie hanno subito una decurtazione di circa 7 milioni, complessivamente (probabilmente sono state smobilizzate delle azioni e partecipazioni prima iscritte a bilancio), mentre sono aumentate di ben 50 milioni le immobilizzazioni materiali, nello specifico sono aumentate di 37 milioni le “concessioni, licenze, marchi e diritti simili”, voce che probabilmente comprende i vari Milan Junior Camp e tutte le nuove iniziative lanciate negli ultimi anni. Ed è aumentata, di quasi 10 milioni, una voce su cui mi soffermerei, vale a dire “diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori” (è scritto pure male, sul bilancio, c’è scritto “delle prestazione”. Vabeh…!). Bene, cosa sarebbe questa voce? Nientepopòdimenochè… I cartellini dei giocatoriIn parole povere, durante l’anno scorso, il valore della rosa è aumentato: da 88,18 a 97,91 milioni. Nonostante la dipartita dell’amato Kaka’, che era sicuramente arrivato ad un valore di 0 come “immobilizzazione”. Beh, potrei anche togliere le virgolette, dato che ormai è immobile davvero!
-          I nostri (oddio, nostri, magari!) crediti sono passati da 167,45 milioni a ben 190,55. Un incremento netto di più di 23 milioni di Euro. Diminuiscono (com’è normale in un contesto di bilancio consolidato) i crediti verso imprese collegate/controllanti ed aumentano sensibilmente quelli verso i clienti (2,25 milioni la differenza) e verso enti, con un incremento di circa 24 milioni (!).
-          Ratei e risconti attivi (sono delle scritture correttive, rispettivamente per soldi non ancora ricevuti per servizi già erogati e per soldi già pagati per servizi che si riceveranno in futuro) contribuiscono, con un aumento di oltre 5 milioni rispetto al 2008 a generare una crescita dell’attivo (che include tutto ciò di cui sopra, quindi beni posseduti, crediti, liquidi a disposizione e così via) di quasi 70 milioni di Euro, raggiungendo la quota di € 394’150’000.
Giungendo al passivo, le considerazioni più evidenti da fare sono che:
-          Nel patrimonio netto non si muove una foglia, a parte le riserve. Cosa sono le riserve? Sono capitali, in sostanza UTILI, che vengono accantonati in vista di possibili perdite, cambiamenti del mercato, crisi varie. Insomma problemi che, per essere fronteggiati, hanno bisogno appunto di queste “riserve”. Ebbene, queste riserve, che sono moneta che viene SOTTRATTA ai possibili utili (sembrerebbe una mossa da masochisti, ma meno utili=meno tasse e 0 utili= 0 tasse!), passano da 25,08 milioni a – udite udite – 89,58 milioni di Euro!!! In pratica, dall’utile prodotto (che è stato prodotto, non ci piove!) sono stati detratti ben 64,5 milioni di Euro. SESSANTAQUATTRO VIRGOLA CINQUE. Poi ci dicono che non ci sono utili, ma solo perdite. Eggraziealcazzo! Ma, aspettate un attimo… 64,5… 64,5… 64,5… Vi ricorda niente?! Qualcosa tipo… Kaka’ al Real, ad esempio? Ma bravi!! Erano esattamente 64,5 milioni! I soldi che durante la campagna acquisti erano spariti. E quindi non erano spariti, né erano serviti per ripianare il bilancio! Perché, come vedremo tra poco, il bilancio dice «+», alla fine. Dice «+1 milione», circa. E dice «+1» NONOSTANTE siano stati sottratti questi 64,5 milioni dagli utili. Quindi il totale dei profitti, l’anno scorso, è stato qualcosa come 66 milioni. Profitti vuol dire positivo, non so se mi spiego. C’è da dire, tuttavia, che tutti gli accantonamenti sono deducibili, sono soldi esentasse, insomma. E per questo, sono un argomento che sta molto a cuore al fisco italiano. Quindi sono soldi che resteranno, effettivamente, in azienda, a fronte dei rischi del mercato. O, almeno, dovrebbero…… Le vie del signore (Silvio) sono infinite. Se è plurimiliardario, deve saperci fare un minimo.
-          I debiti crescono parallelamente ai crediti, passsando da 364 a 422 milioni. Aumentano in particolare debiti verso soci, aumento di 15 milioni, e verso banche, aumento di 51 milioni, per un ammontare di 170 milioni (cifra tutto sommato contenuta rispetto ai debiti vs. banche dei vari Manchester – si parlava di circa 700 testoni –, Liverpool, Roma, ecc.) e di cui 165,22 milioni, il 97%, sono inseriti tra i debiti “entro 12 mesi”, sintomo della possibilità di estinguere agevolmente debiti nell’arco di un anno e quindi di una buona disponibilità di liquidi: non per altro, l’attivo circolante (che comprende cassa e crediti a breve termine) ammonta a 190 milioni di Euro. Diminuiscono notevolmente, al contrario, i debiti verso “altri finanziatori” (di circa 24 milioni, non certo sufficienti a coprire gli aumenti di cui sopra). Ma tutto ciò, ovvero questo complessivo aumento dei debiti, è speculare all’aumento dei crediti e del cosiddetto giro d’affari, il fatturato, in parole povere. La scelta di InFront come partner sembrerebbe azzeccata, a questo punto.
-          Del TFR poco ce ne frega. E, infondo, sono valori trascurabili, si passa dai 2,81 milioni del 2008 ai 2,72 del 2009. Avran dato via un po’ di soldini per le pensioni di Dida e Favalli, va’.
-          Ratei e risconti passivi (discorso di su, all’inverso) aumentano, di poco più di 4 milioni, portando il totale del passivo da 325,62 milioni a 394,15. Non è un caso: attivo e passivo DEVONO coincidere!
-          Infine i conti d’ordine, cioè fideiussioni, garanzie personali (insomma, “impegni a pagare” per conto proprio o per conto d’altri) eccetera, scendono da 20,08 milioni a 3,5, una bella diminuzione, quindi le suddette fideiussioni sono state, verosimilmente, estinte.
Vi dicevo del fantomatico “milione” di utile registrato nel 2009. Da dove sono andato a prenderlo? Ma ovviamente dal…
Conto economico! Che sarebbe il “punto secondo”.
Cos’è quest’altra bestia? È, molto semplicemente, uno schema dove si racchiudono tutti i ricavi (+) e tutti i costi (-). Semplice, no?
Bene, sottraendo ai ricavi dell’attività produttiva svolta TUTTI i costi, passando per ammortamenti, svalutazioni, salari, servizi ricevuti, oneri finanziari, il “RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE” (lo trovate a pag. 31, in mezzo alla tabella) è di 1,316 milioni di Euro. Ma se scorriamo fino alla fine della tabella (sempre a pag.31), ci imbattiamo in una perdita di 9,836 milioni. Come può essere? Come si possono pagare tasse per più di 11 milioni su un risultato lordo di 1,316 milioni? Se la memoria non m’inganna, l’aliquota massima dell’IRES è del 33%, mentre questa è del… 835,87%! Wow. Che sanguisuga, questo stato!
Scherzi a parte, questo valore inspiegabile è invece spiegato a pag. 17 del bilancio, dove si dice, cito, “il saldo delle imposte ammonta*te a Euro 11,2 milioni comprende l’effetto positivo di Euro 14,7 milioni derivanti dall’adesione al consolidato fiscale del Gruppo Fininvest, imposte correnti per Euro 7,0 milioni per lo stanziamento di oneri per IRAP e per Euro 18,9 milioni allo stanziamento di imposte differite ed anticipate. Stante le indicazioni sopra espresse il risultato consolidato del Gruppo Milan presenta la perdita di circa Euro 9,8 milioni”.
*N! AmmontaNte! Ma siete proprio capre! Chi l’ha redatto ‘sto bilancio? Paperinik?!
Ditemi la verità: ci avete capito niente? No? Non vi preoccupate! Non è un problema vostro! A non far capire niente siamo bravi tutti, se ci impegniamo! Che vi avevo detto prima? Tenete a mente il consolidato fiscale! Ecco spiegato il magheggio: attraverso imposte anticipate per esercizi futuri (che c’entrano solo parzialmente col consolidato) e altri Cristi & Madonne derivanti dal consolidato fiscale (si “acquisiscono” imposte a carico di altre società del gruppo, che magari hanno prodotto utili in quantità tale da giustificare un’imposizione MOLTO superiore al milione circa di utili effettivamente prodotto) si riesce ad azzerare l’utile del Milan e, anzi, a far risultare una perdita.
Mossa dalle svariate implicazioni benefiche:
-          perdita da portare – eventualmente – a nuovo per l’anno prossimo;
-          giustificazione delle esigue spese attuali e future;
-          autorizzazione a passare per “poveri” agli occhi di tutti, media e tifosi.
Ci sarebbe anche un “punto terzo”, la nota integrativa, che però non fa altro che dilungarsi sulla ratio degli ammortamenti, sul perché un bene sia stato inserito tra le immobilizzazioni immateriali piuttosto che tra quelle materiali, o tra le immobilizzazioni finanziarie, sulle tecniche di consolidamento, cose che vorrete saltare a piè pari e di cui mi supplichereste di non parlare più dopo un paio di righi al massimo. :P
Riassumendo, se da tifoso dovrei lamentarmi delle operazioni di mistificazione che l’allegra combriccola di Galliani opera ogni anno, facendoci passare per “poveri”, facendo sparire incassi ingenti con operazioni di consolidamento assurde ed accantonamenti a riserve forse esagerati, da economista (che sarò a breve :P ) non posso che apprezzare l’operato della società, né quello della contabilità, che ha azzerato un bilancio in utile anticipando imposte (in previsione di anni in perdita in cui queste imposte verranno recuperate), accantonando riserve ed effettuando operazioni di consolidamento e rettifica molto complesse e ha, contestualmente, mantenuto il bilancio piuttosto quadrato ed assestato, equilibrando l’attivo e il passivo circolante con immobilizzazioni e passività consolidate, seppur con un rapporto di leverage altino.
Apro parentesi: il rapporto di leverage è il rapporto tra la somma [capitale proprio+capitale di terzi] e il capitale proprio (insomma il totale delle fonti di finanziamento fratto le fonti di finanziamento interne). Questo rapporto si aggira attorno al 5, cosa che rende poco flessibile il debito, che andrebbe invece differenziato, ma un indebitamento verso terzi maggiore permette agli azionisti maggiori guadagni grazie al meccanismo dello scudo fiscale: gli interessi passivi (sui debiti vs. banche) sono deducibili, quindi meno tasse e più dividendi; al contrario gli interessi pagati agli azionisti (che sono la fonte di finanziamento alternativa alle banche) non sono deducibili, quindi più tasse e meno dividendi. Ma c’è una considerazione ulteriore da fare: un leverage così alto, in genere, va contenuto, aumentando il capitale netto per controbilanciare l’eccedenza di debiti… Ci state arrivando? Se vi dicessi “ricapitalizzazione”? E se vi dicessi “emettere azioni”? Proprio così, emettere azioni vorrebbe dire aumentare il capitale proprio e ridurre significativamente (in base al numero di azioni) il rapporto di leverage. Tutto ciò, insomma, potrebbe voler dire che è imminente l’entrata in società di un azionista.
Se si va verso l’autofinanziamento, ad ogni modo, la strada sembrerebbe proprio quella giusta…
… E ci mancherebbe, non ci sono mica sprovveduti in società di questo calibro.

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